Sabato sarà il suo grande giorno. La sua
maglia sarà appesa alla Corner Arena, di fianco alla numero 1
di Alfio Molina, alla 2 di Sandro Bertaggia, alla 4 di Pat Schafhauser, alla 8
di Steve Hirschi, alla 33 di Petteri Nummelin, alla 40 di Flavien Conne e alla
44 di Andy Näser.
Raffaele
Sannitz ha raccontato al Corriere del Ticino l’emozione di questi giorni,
immaginando cosa proverà sabato nella “sua” pista.
Partendo da quel numero 38:
Partendo da quel numero 38:
“È un numero poco comune nell’hockey, magari non lo avrebbero chiesto per secoli, ma mi fa
molto piacere che venga ritirato. È stato mio per 22 anni e non sarà più di
nessun altro. Per ora sto vivendo questa vigilia senza
ansia. Non ci sto ancora pensando, sono concentrato sulla quotidianità, sul mio
lavoro di allenatore (come assistente nella U20 dell’Ambrì Piotta, ndr)».
Sotto porta
era abbastanza freddo, lo sarà anche sabato?
«È difficile. Provo emozioni, ci mancherebbe, ma sono bravo a
nasconderle. Però chissà, mai dire mai. Magari mi scenderà una lacrimuccia».
Al ritiro della maglia non ci aveva mai pensato.
«Fino all’ultima partita giocata, sono rimasto focalizzato sul
presente. Quando ho deciso di smettere, l’HCL mi ha quasi subito comunicato che
il numero 38 sarebbe stato ritirato. Un gesto bellissimo. Quello sì che è stato
un bel momento per riflettere sul passato».
Il ghiaccio sembra non mancargli:
«Sono andato a vedere tante partite, ma non ho mai desiderato di
essere sul ghiaccio. È stato un anno senza rimpianti, ricco di nuove
esperienze. Resto convinto di aver scelto il momento giusto per ritirarmi. Da
quando mi sono ritirato, ho indossato l’intero equipaggiamento una volta sola,
in una partitella con i ragazzi che alleno».
Il suo passaggio all’Ambrì, anche se da allenatore, ha fatto
inevitabilmente discutere.
«Lo so e lo avevo messo in conto, ma mi son detto che allenare è
una cosa diversa. È un’altra carriera, un nuovo inizio. Come giocatore sarò
sempre legato al Lugano, ma quel capitolo si è chiuso nella primavera del 2021.
Sentivo il desiderio di avviare un nuovo percorso, si è presentata questa
opportunità e l’ho colta. Il fatto che l’Ambrì sia venuto a cercarmi, significa
che come sportivo ho fatto qualcosa di positivo per tutto il Ticino, oltre gli
steccati».
(Foto Putzu)