Oggi entriamo a piedi uniti sulle gambe della tattica,
quella cosa ignobile che toglie spensieratezza e voglia di avventura. Un bel
tackle scivolato alla Gerets, per chi se lo ricorda. Lo spunto lo fornisce
Boban, grande ex-giocatore e attuale pilastro della UEFA. Che boccia la difesa
a tre e relative conseguenze della disposizione in campo degli altri otto,
povero portiere compreso.
La difesa a tre è quella cosa che prevede una specie di
libero anni Sessanta e due stopper ai lati che coi piedi sanno sfondare muri a
secco e che il dolce pallone detesta. A coprire i buchi esterni sono chiamate
le ali, costrette a coprire cento metri di campo, sbagliando quasi tutto per sfinimento
e segnando qualche gol che poi manda in sollucchero quei pazzi di allenatori.
In sostanza, quattro giocatori, i due stopper e i due
esterni, che potrebbero anche essere presi a casaccio nei peggiori bar di
Caracas (salvo eccezioni). Per questo motivo tocca spesso al “libero” e perfino
al portiere far ripartire l’azione con un minimo di decenza. La centralina
operativa è quasi sempre in mano a tre centrocampisti, un mediano e due
mezzali, con queste ultime a tappare anche i buchi che i poveracci di fascia
lasciano davanti e dietro nel loro eterno peregrinare a batteria. Poi restano
due attaccanti, il grosso e il minuto, che si trovano a fare cose inadatte ai
ruoli, tipo lamentarsi che i cross e gli appoggi dei compagni sono sbagliati
otto volte su dieci. Il trequartista non è contemplato, non è tempo per artisti
visionari e indolenti, sciò.
Le squadre con tre difensori sono tutte brutte, e vincono
pure poco (scorrere i vincitori delle ultime venti edizioni della Champions
League e di tutti i Mondiali ed Europei per credere, per non dire dei
campionati nazionali e regionali). Sembrano rubare più che giocare queste
squadre tattiche e senza progettualità, così avare e subdole, e forse è per
questo che i due manovali li chiamano braccetti.