Finalmente a
Chiasso è arrivato un uomo di calcio. Si chiama Ninni Corda, è conosciuto come
un uomo dal temperamento eccezionale, uno che ottiene quello che vuole. Il suo
arrivo a Chiasso è stato accolto con molto chiasso, scusate il bisticcio di
parole… A noi Corda si presenta come direttore tecnico. Direttore tecnico e
anche gentiluomo. Al telefono (risponde al primo squillo) si capisce subito che
è una persona che ha carisma, che non ha l’abitudine di parlare a vuoto. E soprattutto
che non ti canzona (ogni riferimento a persona esistente è puramente casuale). Ha
capito che a Chiasso è arrivato il momento di fare le cose serie. Il suo “nuovo
corso” è iniziato. Per la verità senza quella brillantezza che ci si attendeva.
La squadra ha alzato bandiera bianca in coppa (e dire che le casse del Riva IV
piangono), ha perso a Baden subendo tre reti (ne ha segnate due ma la seconda è
su autogol) e non ha ancora vinto una partita. Ma non è tutto. All’Esp i
rossoblù hanno chiuso in 9 e questo è inaccettabile. C’è da augurarsi che la
terapia del DT funzioni al più presto. Il bilancio in questo inizio di stagione
lascia parecchio a desiderare, diciamo pure che è in cifre rosse (pesantissima
la figuraccia di Rotkreuz), se ne rende perfettamente conto. Qualcosa dovrà
cambiare, ogni giorno, ogni ora possono essere decisivi. Tra l’altro Corda si è
impegnato anche a fare quadrare i conti (e di riflesso il futuro della
società). Non è cosa da poco.
Due soli
punti conquistati in tre partite, non è un buon inizio di campionato:
“Potevamo
fare molto meglio, non siamo sicuramente contenti. Con la squadra che abbiamo
allestito dovevamo fare molto di più. Dobbiamo assolutamente migliorare!”.
A Baden
ci sono state contestazioni nei riguardi dell’arbitro. È sempre delicato il
discorso sugli arbitraggi, ha qualcosa da recriminare?
“Si sono in
effetti create delle situazioni molto imbarazzanti, ma preferisco non entrare
nei dettagli (verosimilmente le due espulsioni e un presunto rigore negato,
ndr). Dico però che non mi è piaciuto l’atteggiamento della terna arbitrale nei
nostri confronti”.
Il
presidente del Paradiso è dell’avviso che certi arbitri sono contro le squadre
ticinesi. Ha anche lei questa impressione?
“Purtroppo
sì, sono d’accordo con il signor Caggiano. Me ne sono reso conto anch’io in
questi due mesi. È una cosa che non fa bene al calcio, oltre che alla Svizzera.
Questi atteggiamenti di arroganza e di supponenza nei nostri confronti sono per
me incomprensibili. Penso che noi del Sud non siamo molto simpatici oltre San
Gottardo… (ride, buon segno)”.
Un trattamento
che sicuramente non si aspettava:
“Non intendo
polemizzare, né cercare alibi: una sconfitta è sempre colpa nostra, trovo però che
con certe decisioni si sia esagerato”.
Lei è il
responsabile tecnico, esatto?
"Sì, sono il
direttore tecnico, lavoro con gli allenatori e lo staff. Sicuramente devono
lavorare anche loro di più per portare risultati in casa”.
Visto che
si chiacchiera sull’uno e sull’altro, può fare chiarezza su chi è l’allenatore
a tutti gli effetti?
“L’allenatore
è Tirapelle, ho grande considerazione anche di Cau che conosce perfettamente la
nostra mentalità e tutto quello che facciamo noi”.
Il ruolo
preciso di Gigi qual è?
“L’allenatore
fa le sue scelte, chi sta con noi deve avere una certa mentalità di lavoro. Le dinamiche
sono sempre di Tirapelle e Cau”.
Quali
sono le sue funzioni da DT?
“Lo staff
tecnico deve recepire quelle che sono le idee della società e soprattutto la
mentalità da utilizzare al fine di vincere i campionati. È una strategia che va
sempre affrontata giorno per giorno”.
È anche
lei dell’avviso che l’immagine del FC Chiasso sia un po’ sbiadita oggigiorno?
“Sì me ne
sono accorto, forse negli anni scorsi si poteva lavorare un po’ meglio. Noi per
prima cosa ci sforzeremo di portare la società ad avere una situazione
economica solida. Oltre ai risultati sul campo dobbiamo cercare di salvare il
Chiasso dal punto di vista economico”.
Salvare
la società… significa ridimensionare le ambizioni?
“La
classifica attuale non è sicuramente positiva. Samo gente abituata da sempre a
lottare per vincere. In 15 anni ho vinto 8 campionati in Serie C, a Chiasso
prima di tutto ci stiamo impegnando a mettere a posto i conti. Ci preme anche
valorizzare i giovani su cui si è lavorato bene già nella passata stagione
(menziona due giocatori in grado di evolvere a livelli superiori, già molto
appetiti, ndr). Questo non significa che siamo una squadra di modeste
ambizioni, l’obiettivo è quello di tornare in serie B entro tre anni”.
Le danno
fastidio le critiche all’indirizzo suo e dei suoi più stretti collaboratori?
"Ma no, io sono
abituato a fare parlare il campo…”.
Le
precedenti gestioni hanno cercato, per la verità con scarso successo, di
recuperare i tifosi che non prendono più la via dello stadio. Neanche con
l’entrata gratis, come è accaduto ancora recentemente. Il tifo latitante potrebbe
ritrovare sotto la gestione di Ninni Corda la strada dell’entusiasmo?
“Me lo auspico,
noi abbiamo una caratteristica che è quella del lavoro e del sacrificio.
Rispettiamo fortemente i tifosi. Spetta a noi fare ricredere quelli che si
tengono lontano dallo stadio”.