I Mondiali del 1991
a Saalbach, in Austria, che videro la strepitosa vittoria dello
svittese Franz Heinzer in una discesa libera dove da anni seguiva il
grande successo, sono storia di trent’anni fa. E due stagioni prima
si gareggiò a Vail, nel Colorado. Due campionati segnati dalla
presenza, rispettivamente dalle vittorie di relativi favoriti nel
super-g femminile e nelle gare tecniche maschili. Due medagliati
iridati che appena qualche anno dopo, negli anni migliori della loro
carriera, furono protagonisti di un tragico destino: Ulrike Maier e Rudi
Nierlich.
Ulli Maier, di
Rauris (Salisburgo) vinse, ventiduenne, il super-g negli Stati Uniti
precedendo di soli tre centesimi la campionessa olimpica dell’anno
prima, la connazionale Sigrid Wolf. Ma a destare scalpore non fu
neanche la sua affermazione bensì il fatto che alcuni giorni dopo
ella comunicò di trovarsi incinta al terzo mese. Non senza che il
padre e suo compagno provasse a vendere in esclusiva la notizia al
maggior quotidiano austriaco che comunque, ringraziando della
proposta, rinunciò. In estate venne al mondo Melanie (oggi
trentaduenne), Ulli ricominciò la preparazione e si ripresentò ai
cancelletti di partenza per poi incorrere in due infortuni, uno al
menisco in gennaio e i legamenti crociati in marzo del 1990.
Biglietto d’andata
in tasca come campionessa in carica ma a corto di preparazione fisica
e di allenamenti sulla neve, complici oltre agli infortuni anche
certe mansioni di… giovane mamma, la Maier (complessivamente cinque
vittorie in Coppa del Mondo) rivinse il super-g ai Mondiali di
Saalbach precedendo di due centesimi la forte francese Carole Merle –
con la piccola Melanie sulle spalle di papà Hubert al parterre della
gara ad attenderla. Il quadretto di un sogno idilliaco, poiché
abbastanza insperato, era perfetto. Tragico invece l’epilogo della
sua carriera quando, neanche ventisettenne, perse la vita dopo un
incidente in gara durante la discesa libera di Garmisch (Germania)
alla fine di gennaio del ’94, quando, dopo una spigolata, perse il
controllo degli sci, cade andando a urtare delle cellule per i
rilevamenti dei tempi intermedi procurandosi gravissime lesioni alla
testa.
Se è vero che Maria
Walliser si impose nella discesa e Martin Hangl nel super-g, oltre
alla Maier gli austriaci a Vail avevano un altro asso nella manica:
Rudi Nierlich. Detto il taciturno, il biondo di St. Wolfgang (Alta
Austria, otto vittorie in Coppa del Mondo) malgrado si trovasse di
fronte a un certo Alberto Tomba vinse l’oro in slalom e gigante
e… si ripeté due anni dopo in gigante a Saalbach. Maier/Nierlich:
tutto come un copione se lo script l’avesse scritto un regista,
senza essersi dimenticato di qualche sfaccettatura sfumatamente
drammatica.
Anche la morte di
Nierlich avvenne in condizioni drammatiche. Neanche ventiseienne, al
volante di una potente macchina, rientrando verso casa all’alba del
15 maggio del 1991, uscì di strada paurosamente sul fondo bagnato,
centrando il muro di una casa e trovando la morte sul colpo. Due
giovani campioni del mondo due volte nel giro di due anni che hanno
scritto due pagine di storia dei Mondiali di sci.