CALCIO
A "Bellivideo" non si sorride ancora
La vittoria contro lo Xamax non cancella tutti i problemi: presto il nuovo allenatore
Pubblicato il 30.08.2022 15:21
di Alan Del Don
Ed ora chiamatela “Bellivideo”, la capitale ticinese dell’Uruguay. La truppa proveniente dal Paese sudamericano è sempre più folta all’ombra dei castelli e conta attualmente cinque degnissimi esponenti (Romero, Souza, Chacón, Pollero e Cortelezzi). Tranne quest’ultimo, ancora fermo ai box dopo l’infortunio al piede sinistro subito il 30 luglio, gli altri si sono messi in luce sabato nella sfida vinta al Comunale contro il derelitto Neuchâtel Xamax. Un primo tempo di sofferenza e poi, nella ripresa, ecco il calcio “corazón&grappamiel” che tanto piace al consulente di mercato estero che sta investendo parecchio per inseguire il sogno della promozione. 
La tattica è andata un po’ a ramengo e i granata hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo per agguantare i tre punti, lasciandosi così definitivamente alle spalle (si spera) giorni non facili. Cambiare allenatore può spronare una squadra a fare meglio oppure può scombussolarla. Diciamo che per 45 minuti si è temuto il peggio. Tosetti e compagni sembravano anime perse, quasi avessero paura di sbagliare. Tant’è che dagli spalti, più di un tifoso, ha urlato “sveglia!” all’undici messo in campo da mister Cocimano (due sue due per lui, dopo la vittoria in Coppa svizzera). Nella pausa qualcuno deve aver alzato la voce oppure i giocatori hanno bevuto il mate al posto del classico tè. E la voglia e lo spirito sono stati ben altri. Nemmeno il rigore sbagliato dall’instancabile Souza (nella foto Putzu) ha scoraggiato l’ACB. Uno, due, tre. Ribaltati i neocastellani in mezz’ora. 
Evitiamo i voli pindarici, comunque. Ecco perché. Innanzitutto in quanto, in questa stagione, i granata ci hanno abituati ad un’alternanza di alti e bassi che non può essere sottovalutata. Dopo prestazioni convincenti sono arrivate puntualmente delle legnate sui denti che hanno fatto male, malissimo (e il povero Sesa, ahinoi, ne sa qualcosa). In secondo luogo lo Xamax non era di certo l’avversario più probante, non avendo ancora racimolato un punto in sei partite. Terzo: del nuovo allenatore neanche l’ombra. La dirigenza sa di non poter più sbagliare, e allora sta spulciando meticolosamente i curricula dei pretendenti a una panchina che, oramai, scotta ancora prima di sedervisi.  
Quale l’identikit? Conoscere il calcio svizzero, parlare l’italiano, essere un buon comunicatore e sapersi approcciare con un vulcanico mecenate senza necessariamente abbassare la testa. Un nome chi scrive l’avrebbe: Uli Forte, defenestrato a metà agosto dall’Arminia Bielefeld, nella seconda Bundesliga, dopo appena due mesi. Conosce la Challenge come le sue tasche ed ha ottenuto due promozioni con il San Gallo e lo Zurigo; con i tigurini ha altresì alzato la Coppa Svizzera al cielo nel 2016 sconfiggendo il Lugano, bissando il successo ottenuto tre anni prima con i “cugini” del Grasshoppers. Certo è che al mister che assumerà il comando dovrà essere dato il tempo necessario per amalgamare una squadra che, rispetto alla preparazione estiva, oggi è de facto un’altra. “Siamo un cantiere aperto”, diceva Sesa a metà luglio. La stessa affermazione potrebbe farla il suo sostituto fra una settimana. 
Ma, soprattutto, nella passionale Bellinzona bisogna riconquistare i tifosi. Eloquente lo striscione appeso sabato mattina sulla passerella del bagno pubblico: “L’ACB è della sua gente. Tutti al Comunale”. Alla fine erano in poco meno di 1.200, nella media delle prime tre partite disputate sul vetusto rettangolo verde della capitale. “La mia tattica è guardarti, imparare come sei, amarti come sei. La mia tattica è parlarti e ascoltarti, costruire con le parole un ponte indistruttibile”, scriveva il compianto poeta uruguaiano Mario Benedetti. Al club granata ora servono serenità e stabilità. Perché senza di quelle non si va da nessuna parte, anche se si hanno i milioni.