In
Italia esiste un problema arbitrale. Riguarda la conduzione delle
gare. In sede di presentazione del Campionato il designatore Rocchi
era stato categorico: gli arbitri sarebbero stati inflessibili e
niente più perdite di tempo. L'obiettivo: rendere il gioco più
fluido e impedire le interruzioni. È uno dei problemi del calcio
italiano: pause forzate e continue, che determinano la mancanza di
ritmo. Basta il minimo contatto e i giocatori sono in terra. Mani in
faccia e relativo contorcimento. Sacchi e Capello hanno, più volte,
fatto notare che un simile atteggiamento si paga nelle partite
giocate in campo europeo.
Sicuro,
si tratta di una questione di mentalità: la simulazione è tollerata
oltremisura. E non viene stigmatizzata. Addiviene una tattica,
efficace e che produce i suoi effetti.
Dovrebbe
essere gli arbitri, in maniera sicura e autorevola, a imporre in modo
coerente la direzione degli incontri. Dovrebbero adottare senza
timore il loro stile, seguire le direttive che hanno ricevuto e fare
scorrere il gioco.
Dopo
Sassuolo-Milan Pioli si è lamentato e ha posto il problema: “Troppe
interruzioni, non mi è piaciuto perché serve ritmo. Si fischia
troppo, specie i mezzi falli”.
E
ha spiegato: “Il calcio è uno sport di contatto fisico, è fatto
di spallate e di contrasti decisi”.
Il
campo racconta di un torneo equilibrato e anomalo. Si viaggia sul
filo delle imperfezioni. Il livello tecnico tende al ribasso. Il
tatticismo è esasperato e latitano i grandi giocatori. Gli
allenatori sono obbligati al risultato. Non c'è tempo, non hanno
scampo. Nessuno vuole aspettare. La critica è spietata. Si fa presto
a essere indagati e a essere chiamati sul banco degli imputati. A
Inzaghi è bastato perdere, seppure in malo modo, una partita ed è
stato immediatamente dipinto come un tecnico non all'altezza del suo
compito. Tutti sono messi in discussione, lo stesso Allegri non
sembra avere più alibi a disposizione. È stato accontentato su
tutta la linea. Deve vincere, non ha attenuanti. L'unico che gode di
credito, per il momento, è Mourinho. Ma è ben noto: il portoghese
sa come destreggiarsi, non sarà un fine tattico, ma è furbo e
intelligente. Se i calciatori giallorossi lo seguiranno, i tifosi si
divertiranno, non tanto per il gioco quanto per i risultati.