Andare al
bar per i tifosi granata è un rito. Sul piazzale dello stadio ce ne sono addirittura
due, uno dirimpetto all’altro. Uno frequentato da tifosi “consumati” (leggi
esperti di pallonate…) l’altro da persone un po’ più riservate (ma solitamente bene
informate…). Anche se in modo diverso è tutta gente che manifesta affetto per
la squadra che portano nel cuore. Tifosi che chiedono gioia e serenità all’ACB
spargendo il loro entusiasmo sin dentro lo stadio. I loro stati d’animo sono
simili, vorrebbero che questo prolungato “intermezzo” della panchina venga
risolto al più presto. Incombe la partita di coppa con il Lucerna, al
Bellinzona occorre un allenatore. E se fosse Stefano Maccoppi il cui nome
venerdì era un tema suggestivo e coinvolgente tanto da essere ripreso anche nei
ritrovi pubblici cittadini? Di sicuro non è un nome campato in aria, il
milanese era già stato con i granata nel 2005. Di lui dicono che ha sempre dato
prova di “umiltà e saggezza” ovunque abbia allenato (da ultimo in Bulgaria) e
che il calcio lo vive “dentro”. Il tecnico, pure ex Locarno e Chiasso, potrebbe
in effetti essere l’uomo giusto per l’ACB. È stimato per la sua competenza, il
suo equilibrio, per i suoi valori professionali e umani. Diciassette anni fa aveva lasciato un buon ricordo. Recentemente si è fatto questo ritratto: “Sono un allenatore
cui piace tanto stare in campo e confrontarmi con lo staff, i dirigenti e i
giocatori. Amo moltissimo il calcio, so di potere dare ancora tanto”. All’Eco ha
dichiarato: “Spero, prima o poi, in una chiamata… dalla Svizzera”.
La chiamata.
secondo voci che abbiamo raccolto in Romandia (!), potrebbe arrivare nei
prossimi giorni.
Stefano, sei
stato notato allo stadio:
“Mi rallegro
di esserci stato perché sabato contro lo Xamax ho visto un gran bel Bellinzona.
Ne ho approfittato per salutare un po’ di gente. È stato un vero piacere ritrovare
anche quelle persone che non vedevo da tempo”.
Ci sono
novità rispetto al nostro ultimo incontro?
“No, assolutamente
no per il momento”.
Il tuo
nome è in cima alla lista dei candidati. Ti piacerebbe tornare ad allenare i
granata?
“Ne sarei
lusingato, è già un onore per me sentire queste ‘voci’. Si tratta però soltanto
di voci, non ho avuto ancora nessun contatto”.
Sembrerebbe
che gli allenatori che arrivano a Bellinzona siano portati, in un modo o
nell’altro, ad andare controcorrente. Che idea ti sei fatto?
“Io non ho
mai avuto problemi, né con i dirigenti, né tantomeno con i collaboratori. C’è
sempre stata una trasparenza cristallina nel mio modo di lavorare e dialogare.
Stabilendo incarichi ed esecuzioni, sia col preparatore atletico che con
l’allenatore in seconda. Gli obiettivi della settimana vanno stabiliti insieme.
D’altronde se oggi non lavori con lo staff ti reputano un mister all’antica…
Guarda come lavorano i grandi allenatori come Ancelotti, Guardiola, Mourinho. L’allenatore è sempre l’allenatore, però deve sapere
gestire lo staff, l’ambiente in squadra per poi collegare tutto quanto. In
fondo già Lippi e Capello, lo so perché andavo a vedere i loro allenamenti,
supervisionavano tutto. Praticamente l’allenatore è un gestore di uomini”.
Qualche
interferenza bisogna accettarla, ti pare?
“Appunto, non
bisogna pensare che non ci siano ingerenze nelle altre squadre! Nel mio lavoro
sono solito, sia in inizio che a fine settimana, condividere le mie idee anche con
il direttore sportivo e se possibile con il presidente. Ascolto quello che dicono,
poi ne discutiamo apertamente e facciamo le nostre valutazioni: l’importante è
che si arrivi all’obiettivo”.
Da molto
tempo all’asciutto di panchine ticinesi, Maccoppi sembrerebbe avvantaggiato
nella corsa a quella granata.