La scorsa stagione
calcistica si è conclusa con il trionfo in coppa e questo ci ha forse fatto
dimenticare che non tutto è filato liscio. Il finale è stato da sogno, ma il
percorso è rappresentativo della “dura” vita dei tifosi bianconeri. Si inizia
con l’amatissimo presidente Angelo Renzetti vende la società a un fantomatico
gruppo di brasiliani che portano in dote un allenatore a 5 stelle, Abel Braga. Nemmeno
il tempo di festeggiare che già iniziano i problemi, la licenza tarda ad
arrivare e lo spettro del fallimento torna d’attualità. Un eroico Angelo, ormai
vün di nòss, torna al timone e salva la baracca. Riesce poi a completare
il miracolo vendendo a una nuova proprietà seria e facoltosa. Il tifoso del
Lugano, quello vero e d’esperienza, si rallegra, ma non fa voli pindarici. La
storia del FC Lugano è densa di emozioni, ma anche di delusioni, quindi calma e
niente facili entusiasmi. Questo anche perché regna un po’ di tristezza per la
partenza del Presidente, forse l’ultimo di cui ricorderemo il nome.
La nuova proprietà illustra
i suoi progetti, non sono i primi, ma questa volta sembra che sia una cosa
concreta. Impariamo a conoscere Martin Blaser, colui che usa il bilancino del
farmacista per misurare l’avanzamento percentuale del progetto, lo apprezziamo
per la chiarezza con cui parla.
Sul campo i risultati
sono altalenanti, ma Abel si fa apprezzare grazie al suo sorriso e alla sua
simpatia. Il tempo per constatarne la bravura non c’è, viene allontanato prima.
In panchina siede il Crus, vün di nòss. La squadra e il pubblico fanno
quadrato, il Crus si esalta e convince tutti ottenendo la conferma sul campo. Il
resto è storia recente, la stagione si conclude con un tripudio in campo e
sugli spalti. Gran pubblico allo stadio (solo in coppa), piazza piena, grande
festa. Una stagione trionfale? La vittoria aiuta a dimenticare le sofferenze di
inizio stagione, quindi godiamocela.
Il tifoso bianconero non
si illude, a luglio con i 35 gradi o in inverno con 5 gradi, si tornerà ad
essere in 2-3'000 allo stadio. I soliti, tanto che di vista ci (ri)conosciamo
tutti. Siamo abituati ad aspettare 20 minuti per la luganighetta, a bere birra
calda (quando non è finita) o a dover portare gli spiccioli allo stadio perché
in cassa non ce n’è più per dare il resto. Torniamo a casa con la giacca
macchiata dal seggiolino che non vale la pena di pulire perché “tanto arriverà
il nuovo stadio”. Non ne facciamo una malattia, ci siamo abituati e per noi
conta solo ül Lügan.
Si dice, con cognizione
di causa, che il tifoso medio luganese sia un po’ brontolone, ma a fine partita
applaude la squadra all’uscita dal campo anche quando perde. Torna la domenica
successiva.
Da anni la disaffezione del tifoso bianconero verso la squadra è oggetto di attenzione. Non si manca mai di citare l’unica piazza calda del Ticino, che nel 1986 (!) portò 16'000 tifosi allo stadio. Le critiche ai tifosi non mancano mai: troppo pochi i presenti a Lucerna o a San Gallo per l’altra coppa, come se passare il giovedì sera a San Gallo fosse come bere un aperitivo nel bar sotto casa. La nuova proprietà ritiene che “il pubblico non è un problema oggi, ci penseremo domani”. Il nostro capitano, “Saba” per noi, “Sabbakai” per i tifosi occasionali, chiede più pubblico allo stadio perché “sembra di giocare fuori casa”.
Da anni la disaffezione del tifoso bianconero verso la squadra è oggetto di attenzione. Non si manca mai di citare l’unica piazza calda del Ticino, che nel 1986 (!) portò 16'000 tifosi allo stadio. Le critiche ai tifosi non mancano mai: troppo pochi i presenti a Lucerna o a San Gallo per l’altra coppa, come se passare il giovedì sera a San Gallo fosse come bere un aperitivo nel bar sotto casa. La nuova proprietà ritiene che “il pubblico non è un problema oggi, ci penseremo domani”. Il nostro capitano, “Saba” per noi, “Sabbakai” per i tifosi occasionali, chiede più pubblico allo stadio perché “sembra di giocare fuori casa”.
Ha ragione, ma noi ci siamo e meritiamo più
rispetto. Non abbiamo mai
protestato per l’entrata gratuita offerta a chi allo stadio viene solo gratis (e
nüm a pagum), sopportiamo la coda alla buvette, non abbiamo avuto diritto
di prelazione per i biglietti della finale a Berna, come normalmente avviene
per gli abbonati. Molti di noi hanno rinunciato al rimborso dell’abbonamento
durante la pandemia, ma si parla sempre di chi non c’è.
Uno stadio pieno e
caldo, come durante la finale, piacerebbe anche a noi. Resta il fatto che la
società dovrebbe forse iniziare a concentrarsi, oggi e non domani, seggiolini
occupati e non su quelli vuoti. Il prossimo anno con uno stadio provvisorio,
dovremo probabilmente sopportare ulteriori disagi, sarebbe quindi bene iniziare
a pensare ai seggiolini occupati, a meno che si vogliano aumentare quelli
vuoti, con buona pace di chi al Lugano tiene veramente.
E.B. Vün di poc
tifüs dal Lügan