Ma chi è che non ha il suo marabutto? Suvvia, fin
dall’infanzia li abbiamo visti circolare nelle nostre case e nei nostri viaggi,
questi marabutti. Sono di famiglia: un marabutto al giorno toglie il malocchio
di torno. Infatti, quello che si suppone sia stato evocato da Paul Pogba per ingabolare
Mbappè ha funzionato così male che Kylian ha messo a segno due gol strepitosi
contro la Juve.
Vero è che da piccolo mi cadde un bidone della nafta sulla
testa, staccatosi dal carro di carnevale, e ne uscii illeso, grazie al testone
di marabutto che imperava in cima al carro e che proteggeva noi bambini dalle
disgrazie.
Mi chiedo come possa però, oggi, il fratello di Pogba
insinuare maldicenze sul marabutto, che secondo lui sarebbe stato convocato per
portare rogna a Mbappé. Per me, il fratello è solo geloso. Inoltre, Pogba,
poverino, si è anche rotto un menisco e rischia di saltare il Mondiale, altro
che jella agli altri.
Che poi, signore e signore, il calcio è scienza razionale, non
ha bisogno di anatemi e amuleti: nessuno chiama in causa gli dèi, nessuno che
si metta un calzino prima dell’altro o che indossi lo stesso maglione o che
passi la vigilia guardando lo stesso film da vent’anni. E le uniche fatture che
girano sono a sei zeri.
Ma no, dai, questi riti superstiziosi sono un retaggio del
passato, ora tutti vanno di algoritmi e misurazioni. I nostri cari marabutti
sono disoccupati e al limite potrebbero mettere insieme una squadra tutta loro
per provare a dare un zicco di inventiva a un gioco prevedibile in tutti i suoi
meandri.
Tutte maldicenze, più che marabutti, farabutti.