CALCIO
Nuovo calcio d'inizio per Mattia Tami
Al figlio d'arte è stata affidata la co-conduzione della nazionale U 16 che giocherà ad Ascona
Pubblicato il 09.09.2022 10:38
di Enrico Lafranchi
Mattia Tami dopo la sfortunata esperienza avuta con il Mendrisio, fortemente condizionata dal primo Lockdown, si era concesso un anno sabbatico concentrandosi sulla famiglia e sul lavoro. Siccome il tempo corre veloce e non si ferma per nessuno, Mattia sarebbe rimasto volentieri un altro po’ fuori dal mondo del pallone ma il richiamo del calcio per finire è stato troppo forte per rimandare il suo rientro.
“Prima di rimettermi in sella volevo aspettare ancora un anno perché non avevo ancora finito di mettere a posto tutte le mie cose lavorative”.
Ma una storia nuova per il figlio d’arte era già stata scritta al di là del Gottardo. Una storia dove si respira un’aria completamente diversa da quelle che ha vissuto in Ticino.
“Ho accettato questo impegno perché non mi occupa tutti i giorni, non è come allenare una squadra di club. Per me attualmente sarebbe stato ancora un problema (è direttore di uno studio di architettura, ndr). Qui il carico è molto più leggero”.
Gli è stato proposto di assecondare Francesco Gabriele (un nome conosciuto in Ticino per essere stato alla guida del Bellinzona una decina di anni fa) nella conduzione della Under 16 rossocrociata. Una gran bella soddisfazione per il giovane mister, già giocatore del Locarno in Challenge League. Ragazzo di modestia innata, un po’ come suo padre.
La “filosofia” di Pier (vedasi la brillantezza della sua carriera) avrà sicuramente avuto il suo peso, la chiamata dell’ASF non è sicuramente frutto della casualità. 
Stavamo dicendo che Mattia alla squadra del Magnifico Borgo ha dato il meglio di sé, ha trovato la motivazione giusta (“Appena arrivato a Mendrisio mi sono sentito un momò anch’io”). Purtroppo ci si è messo di mezzo il Covid, lo scenario che gli si è presentato era irreale: un campionato annullato, un altro dimezzato.
Segui ancora i tuoi ex?
“Ho mantenuto contatti con alcuni giocatori, mi sembra che lavorino su basi giuste, hanno iniziato bene il campionato. Vedo che Tarchini e Rey non demordono, c’è anche Paulin Damo. Significa che il gruppo è all’altezza per fare qualcosa di buono. Il Mendrisio merita assolutamente di rientrare in Prima Lega: per la società, il dinamismo dei suoi dirigenti e per la piazza che segue con affetto la squadra. Glielo auguro di cuore. Con un po’ di fortuna ci saremmo già arrivati prima, spero che quest’anno sia la volta buona. Dispongono di una rosa all’altezza”.
Mattia, veniamo a “cose” più recenti. Avevi già avuto dei contatti con Gabriele?
“L’ho conosciuto quand’era a Bellinzona, tra noi c’è sempre stata una stima reciproca”.
Come è avvenuta la sua scelta?
“Bella domanda! Gabriele aveva esaminato un lungo elenco di candidati con le caratteristiche che desiderava, finché gli è saltato agli occhi il mio nome…”.
Che compiti ti ha assegnato?
“Sono il suo assistente. È un’esperienza diversa dalle mie precedenti, questa mi apre un po’ gli orizzonti. Mi consente di vedere come lavora un’altra persona e di seguire dei giovani talenti. Finora avevo sempre avuto a che fare con gli adulti. È per me qualcosa di arricchente anche perché parliamo di partite internazionali, una realtà differente da quella cui ero abituato”.
Un’esperienza a 360 gradi?
“Certamente, c’è molto da imparare da parte mia. Un conto è gestire una squadra di Attivi, un altro lavorare con dei ragazzi. Inoltre non si tratta di una squadra che è sempre assieme ma di una nazionale e pure questo è qualcosa di diverso. Come compito è indubbiamente stimolante”.
Prima di rimetterti in carreggiata con la Under 16 hai avuto altre possibilità di riprenderti una panchina?
“Mi ha fatto molto piacere che mi abbiano chiamato tante squadre. Mi hanno chiesto di rientrare ma la mia partenza da Mendrisio l’avevo riflettuta bene. Ho ritenuto non fosse ancora il momento di rimettermi in gioco. Non mi sembrava nemmeno una cosa seria perché la situazione non era cambiata molto rispetto all’anno scorso. Poi è arrivato Gabriele, la sua proposta mi ha letteralmente entusiasmato. Prima o poi tornerò ad allenare una squadra mia, ma attualmente ho ritenuto giusto vivere questa bellissima esperienza”.
La possiamo considerare un’avventura?
“A dire il vero non so neanche io come definirla… Sentivo il bisogno di rimettere un piede nel calcio dopo avere studiato per un anno vari aspetti calcistici pur non avendo più una squadra. Mi sono sempre tenuto informato, ho seguito molte partite, in particolare quelle del Lugano e del Team Ticino (ora Lugano II). La proposta prospettatami da Francesco Gabriele mi stimolava molto, mi è sembrato di toccare il cielo…”.
Il ‘teatro’ di gara della U16 dove si trova?
“In ritiro abbiamo effettuato un primo campo di allenamento a Macolin e a Grenchen. L’obiettivo era di conoscere i ragazzi, ne avevamo convocati 34. A settembre, il 13 e il 15, sono in programma due amichevoli con l’Italia. Li abbiamo pertanto ridotti a 23/24, numero che manterremo durante l’anno.  Non si tratta di una scrematura definitiva in quanto tutti i ragazzi vengono sempre seguiti, fa parte del nostro lavoro”.
Giocherete in Ticino?
“Normalmente avremmo dovuto giocarne una a Novara e l’altra a Mendrisio. Ma è andato tutto a catafascio per via di problemi dei rispettivi campi da gioco, per cui le disputeremo entrambe ad Ascona”. (martedì 13 settembre alle ore 16 e giovedì 15 settembre alle 12.30!)
Tra i giocatori selezionati ci sono ticinesi?
“C’è un quindicenne (classe 2007) del FC Lugano. Si chiama Ilija Maslarov”.
A proposito di talenti, come siamo messi al sud delle alpi?
“Per me è interessante seguire le partite del Team Ticino perché hai la possibilità di veramente vedere dei talenti. È solo l’inizio di una piramide che si spera possa portarli ad avere successo nelle loro carriere. Non è facile arrivare dalla nazionale giovanile alla prima squadra, però è stimolante osservare dei ragazzi che sono super concentrati sul calcio, che cercano di assorbirlo come spugne perché sanno di avere una grande possibilità davanti a loro già solo per il fatto di essere convocati”.
Abbiamo ancora a disposizione un piccolo spazio per una panoramica sulle nostre due squadre ‘maggiorenni’. Che idea ti sei fatto del Bellinzona?
“Al di là del fatto che è una neopromossa, Bentancur sicuramente non la vede come una squadra che deve salvarsi. Ha progetti e ambizioni, sarà un Bellinzona protagonista. È chiaro che la ChL è difficile, ci sono altre squadre bene attrezzate però sono sicuro che i granata si giocheranno le loro possibilità, soprattutto quest’anno viste le maggiori probabilità di effettuare il grande salto in Super League”.
E del Lugano?
"Onestamente non riesco a capire cosa fosse tutto lo stupore che a Lugano qualcosa doveva ancora essere messo a posto. Era stato annunciato che sarebbe stato un po’ un anno di transizione ma secondo me qualche bella soddisfazione i bianconeri riusciranno ad assaporarla. La società fa degli investimenti che dimostrano che non sono qui a scherzare. Quand’è che in passato il Lugano poteva ambire ad acquistare un giocatore della Nazionale (Renato Steffen)? Significa che i proprietari sono gente che fa sul serio, si adoperano per la squadra, sostengono il lavoro coscienzioso e gratificante del Crus. È normale che avendo perso alcuni giocatori che per anni sono stati un punto di riferimento hanno inizialmente incontrato delle difficoltà. Il tempo sta comunque dalla loro parte”.