Mattia Tami dopo la
sfortunata esperienza avuta con il Mendrisio, fortemente condizionata dal primo
Lockdown, si era concesso un anno sabbatico concentrandosi sulla famiglia e sul
lavoro. Siccome il tempo corre veloce e non si ferma per nessuno, Mattia sarebbe
rimasto volentieri un altro po’ fuori dal mondo del pallone ma il richiamo del
calcio per finire è stato troppo forte per rimandare il suo rientro.
“Prima di rimettermi in sella volevo aspettare ancora un anno perché non avevo ancora finito di mettere a posto tutte le mie cose lavorative”.
Ma una storia nuova per il figlio d’arte era già stata scritta al di là del Gottardo. Una storia dove si respira un’aria completamente diversa da quelle che ha vissuto in Ticino.
“Ho accettato questo impegno perché non mi occupa tutti i giorni, non è come allenare una squadra di club. Per me attualmente sarebbe stato ancora un problema (è direttore di uno studio di architettura, ndr). Qui il carico è molto più leggero”.
Gli è stato proposto di assecondare Francesco Gabriele (un nome conosciuto in Ticino per essere stato alla guida del Bellinzona una decina di anni fa) nella conduzione della Under 16 rossocrociata. Una gran bella soddisfazione per il giovane mister, già giocatore del Locarno in Challenge League. Ragazzo di modestia innata, un po’ come suo padre.
La “filosofia” di Pier (vedasi la brillantezza della sua carriera) avrà sicuramente avuto il suo peso, la chiamata dell’ASF non è sicuramente frutto della casualità.
Stavamo dicendo che Mattia alla squadra del Magnifico Borgo ha dato il meglio di sé, ha trovato la motivazione giusta (“Appena arrivato a Mendrisio mi sono sentito un momò anch’io”). Purtroppo ci si è messo di mezzo il Covid, lo scenario che gli si è presentato era irreale: un campionato annullato, un altro dimezzato.
Segui ancora i tuoi ex?
“Ho mantenuto contatti con alcuni giocatori, mi sembra che lavorino su basi giuste, hanno iniziato bene il campionato. Vedo che Tarchini e Rey non demordono, c’è anche Paulin Damo. Significa che il gruppo è all’altezza per fare qualcosa di buono. Il Mendrisio merita assolutamente di rientrare in Prima Lega: per la società, il dinamismo dei suoi dirigenti e per la piazza che segue con affetto la squadra. Glielo auguro di cuore. Con un po’ di fortuna ci saremmo già arrivati prima, spero che quest’anno sia la volta buona. Dispongono di una rosa all’altezza”.
“Prima di rimettermi in sella volevo aspettare ancora un anno perché non avevo ancora finito di mettere a posto tutte le mie cose lavorative”.
Ma una storia nuova per il figlio d’arte era già stata scritta al di là del Gottardo. Una storia dove si respira un’aria completamente diversa da quelle che ha vissuto in Ticino.
“Ho accettato questo impegno perché non mi occupa tutti i giorni, non è come allenare una squadra di club. Per me attualmente sarebbe stato ancora un problema (è direttore di uno studio di architettura, ndr). Qui il carico è molto più leggero”.
Gli è stato proposto di assecondare Francesco Gabriele (un nome conosciuto in Ticino per essere stato alla guida del Bellinzona una decina di anni fa) nella conduzione della Under 16 rossocrociata. Una gran bella soddisfazione per il giovane mister, già giocatore del Locarno in Challenge League. Ragazzo di modestia innata, un po’ come suo padre.
La “filosofia” di Pier (vedasi la brillantezza della sua carriera) avrà sicuramente avuto il suo peso, la chiamata dell’ASF non è sicuramente frutto della casualità.
Stavamo dicendo che Mattia alla squadra del Magnifico Borgo ha dato il meglio di sé, ha trovato la motivazione giusta (“Appena arrivato a Mendrisio mi sono sentito un momò anch’io”). Purtroppo ci si è messo di mezzo il Covid, lo scenario che gli si è presentato era irreale: un campionato annullato, un altro dimezzato.
Segui ancora i tuoi ex?
“Ho mantenuto contatti con alcuni giocatori, mi sembra che lavorino su basi giuste, hanno iniziato bene il campionato. Vedo che Tarchini e Rey non demordono, c’è anche Paulin Damo. Significa che il gruppo è all’altezza per fare qualcosa di buono. Il Mendrisio merita assolutamente di rientrare in Prima Lega: per la società, il dinamismo dei suoi dirigenti e per la piazza che segue con affetto la squadra. Glielo auguro di cuore. Con un po’ di fortuna ci saremmo già arrivati prima, spero che quest’anno sia la volta buona. Dispongono di una rosa all’altezza”.
Mattia, veniamo a
“cose” più recenti. Avevi già avuto dei contatti con Gabriele?
“L’ho conosciuto quand’era
a Bellinzona, tra noi c’è sempre stata una stima reciproca”.
Come è avvenuta la sua
scelta?
“Bella domanda! Gabriele
aveva esaminato un lungo elenco di candidati con le caratteristiche che
desiderava, finché gli è saltato agli occhi il mio nome…”.
Che compiti ti ha
assegnato?
“Sono il suo assistente. È
un’esperienza diversa dalle mie precedenti, questa mi apre un po’ gli
orizzonti. Mi consente di vedere come lavora un’altra persona e di seguire dei
giovani talenti. Finora avevo sempre avuto a che fare con gli adulti. È per me
qualcosa di arricchente anche perché parliamo di partite internazionali, una
realtà differente da quella cui ero abituato”.
Un’esperienza a 360
gradi?
“Certamente, c’è molto da
imparare da parte mia. Un conto è gestire una squadra di Attivi, un altro
lavorare con dei ragazzi. Inoltre non si tratta di una squadra che è sempre
assieme ma di una nazionale e pure questo è qualcosa di diverso. Come compito è
indubbiamente stimolante”.
Prima di rimetterti in
carreggiata con la Under 16 hai avuto altre possibilità di riprenderti una
panchina?
“Mi ha fatto molto piacere
che mi abbiano chiamato tante squadre. Mi hanno chiesto di rientrare ma la mia
partenza da Mendrisio l’avevo riflettuta bene. Ho ritenuto non fosse ancora il
momento di rimettermi in gioco. Non mi sembrava nemmeno una cosa seria perché
la situazione non era cambiata molto rispetto all’anno scorso. Poi è arrivato
Gabriele, la sua proposta mi ha letteralmente entusiasmato. Prima o poi tornerò
ad allenare una squadra mia, ma attualmente ho ritenuto giusto vivere questa bellissima
esperienza”.
La possiamo considerare
un’avventura?
“A dire il vero non so
neanche io come definirla… Sentivo il bisogno di rimettere un piede nel calcio
dopo avere studiato per un anno vari aspetti calcistici pur non avendo più una
squadra. Mi sono sempre tenuto informato, ho seguito molte partite, in
particolare quelle del Lugano e del Team Ticino (ora Lugano II). La proposta prospettatami
da Francesco Gabriele mi stimolava molto, mi è sembrato di toccare il cielo…”.
Il ‘teatro’ di gara della
U16 dove si trova?
“In ritiro abbiamo
effettuato un primo campo di allenamento a Macolin e a Grenchen. L’obiettivo
era di conoscere i ragazzi, ne avevamo convocati 34. A settembre, il 13 e il
15, sono in programma due amichevoli con l’Italia. Li abbiamo pertanto ridotti
a 23/24, numero che manterremo durante l’anno.
Non si tratta di una scrematura definitiva in quanto tutti i ragazzi
vengono sempre seguiti, fa parte del nostro lavoro”.
Giocherete in Ticino?
“Normalmente avremmo dovuto
giocarne una a Novara e l’altra a Mendrisio. Ma è andato tutto a catafascio per
via di problemi dei rispettivi campi da gioco, per cui le disputeremo entrambe
ad Ascona”. (martedì 13 settembre alle ore 16 e giovedì 15 settembre alle 12.30!)
Tra i giocatori
selezionati ci sono ticinesi?
“C’è un quindicenne
(classe 2007) del FC Lugano. Si chiama Ilija Maslarov”.
A proposito di talenti,
come siamo messi al sud delle alpi?
“Per me è interessante
seguire le partite del Team Ticino perché hai la possibilità di veramente
vedere dei talenti. È solo l’inizio di una piramide che si spera possa portarli
ad avere successo nelle loro carriere. Non è facile arrivare dalla nazionale
giovanile alla prima squadra, però è stimolante osservare dei ragazzi che sono
super concentrati sul calcio, che cercano di assorbirlo come spugne perché
sanno di avere una grande possibilità davanti a loro già solo per il fatto di
essere convocati”.
Abbiamo ancora a
disposizione un piccolo spazio per una panoramica sulle nostre due squadre
‘maggiorenni’. Che idea ti sei fatto del Bellinzona?
“Al di là del fatto che è una
neopromossa, Bentancur sicuramente non la vede come una squadra che deve salvarsi.
Ha progetti e ambizioni, sarà un Bellinzona protagonista. È chiaro che la ChL è
difficile, ci sono altre squadre bene attrezzate però sono sicuro che i granata
si giocheranno le loro possibilità, soprattutto quest’anno viste le
maggiori probabilità di effettuare il grande salto in Super League”.
E del Lugano?
"Onestamente non riesco a
capire cosa fosse tutto lo stupore che a Lugano qualcosa doveva ancora essere
messo a posto. Era stato annunciato che sarebbe stato un po’ un anno di
transizione ma secondo me qualche bella soddisfazione i bianconeri riusciranno
ad assaporarla. La società fa degli investimenti che dimostrano che non sono
qui a scherzare. Quand’è che in passato il Lugano poteva ambire ad acquistare
un giocatore della Nazionale (Renato Steffen)? Significa che i proprietari sono
gente che fa sul serio, si adoperano per la squadra, sostengono il lavoro coscienzioso
e gratificante del Crus. È normale che avendo perso alcuni giocatori che per
anni sono stati un punto di riferimento hanno inizialmente incontrato delle
difficoltà. Il tempo sta comunque dalla loro parte”.
“