Quando
si corre si fa fatica, si respira, si vive. Il gesto è istintivo,
rappresenta un'idea esagerata di libertà. La corsa è democratica: i
podisti si incontrano e comunicano. Chi corre ha un legame
particolare con la terra. Non importa da dove si è partiti e nemmeno
dove si deve arrivare, non importa il percorso, importa solo:
infilare un passo dopo l'altro. Si entra in una dimensione: in
contatto con il proprio “io". Ci si concentra sul movimento,
il respiro parla, il battito del cuore è un palpito, gli occhi
scrutano l'orizzonte. Il podista è impegnato sempre in una gara
quella: con e per se stesso.
Lugano
va di corsa. È tempo di StraLugano, si è giunti alla sedicesima
edizione. La manifestazione è diventata una “classica”. Gli
atleti sono chiamati all'ennesima sfida, mesi di allenamenti e
finalmente arriva l'occasione per mettersi alla prova: si allacciano
le scarpette, c'è lo sparo dello starter e via. La competizione
promette l'ennesima scarica di adrenalina. Tutto è pronto. Sono
previste tante gare, tra le altre: la mezza maratona di 21 km e 97 metri,
il tracciato è rapido, filante e scorrevole, è l'ideale per chi
vuole ritoccare il proprio personale; la 10 km si snoda lungo un
percorso veloce, è l'occasione per osare e andare oltre i limiti
canonici; la scalata del Monte Brè, prima parte pianeggiante e poi
la salita, dal centro città si arriva al meraviglioso sentiero di
Gandria e poi su per il bosco, il dislivello è di 730 m.
Gli
organizzatori promettono e mantengono, non si fermano. Hanno dato
alle stampe un libro di 300 pagine dal titolo “15 anni di storia
della StraLugano”. È una sorta di traccia che si vuole rimanga indelebile. Foto, interviste è la memoria che costruisce un'identità
e la legittima. Una rappresentazione di un evento che va giustamente
celebrato: 15 anni sono un periodo considerevole e 25 mila sono stati
i podisti che hanno solcato le strade cittadine. L'auspicio è che
l'appuntamento possa continuare a richiamare i corridori e a incuriosire gli spettatori.