Tutti noi, appassionati di calcio, abbiamo delle ragioni per le quali siamo
innamorati di questo gioco. La maggior parte, comunque, ti dirà che lo segue
perché, a differenza di altri sport, c’è sempre una possibilità, anche se
remota, che la squadra sfavorita riesca a prevalere. Gli esempi sono
innumerevoli, del resto. E, per gli appassionati, le vittorie più belle sono
quelle inattese, fermo restando che, per quanto possa apparire lapalissiano,
vincere è bello sempre: perché la seconda cosa più bella del calcio è lo sfottò
al tifoso avversario. Che poi, davvero è la seconda? Non ne siamo convinti,
tant’è vero che adoriamo prendere in giro i tifosi avversari così tanto da
dimenticare, magari, che anche la nostra squadra, nella stessa giornata, ha
perso. E quando si affrontano due squadre rivali? Semplice: si salta addosso ai
tifosi di quella perdente in compagnia dei vincitori, un po’ come accade in
certe società animali quando i due maschi dominanti si sfidano per il ruolo di
capo branco, con gli altri che osservano, pronti a banchettare con le spoglie
del perdente. Brutto, crudele, antisportivo? In fondo è la Natura, e noi solo
poveri uomini, che alle pulsioni di quest’ultima non si possono certo opporre.
Tornando alle nostre latitudini antropizzate, il calcio è bello per quanto
sopra descritto. Tuttavia, in questo come in altri sport, sovente vince il più
forte. Ed è proprio questo che è accaduto ieri a Berna. Alla vigilia, il Crus
aveva descritto l’avversario nel modo in cui si è presentato poi in campo. Vero
che lo Young Boys ha perso, ultimamente, qualche pezzo, riducendo una rosa che
non aveva più ragione di essere, vista la sfortunata eliminazione europea.
Tuttavia, resta una squadra tosta, che gioca diversamente dagli anni passati,
con il rombo a centrocampo, ma che resta fisicamente fortissima. Aggiungiamoci
anche il fatto che, tecnicamente, è squadra piena di ottimi giocatori sotto il
piano delle capacità individuali, ed ecco servito un piatto francamente
indigesto per i palati ticinesi.
Qualcuno dirà che è stato un azzardo sfidare i bernesi con una formazione
così offensiva. Noi invece crediamo che, vista anche la coperta corta in
difesa, era giusto provare a giocarsela. Certo, le circostanze hanno anche
giocato un ruolo non indifferente, visto che i bianconeri si sono trovati sotto
dopo soli 2’ (anche per demeriti propri, s’intende), e hanno incassato la
seconda rete a pochi minuti dalla fine della prima frazione, per un rigore
procurato con esperienza dall’ex Kevin Rüegg. Probabilmente, ieri non ci
sarebbe comunque stato spazio per portare a casa dei punti: però, lo ribadiamo,
a volte nel calcio vince la più forte. E, in questo momento, lo Young Boys è
più forte del Lugano. Il resto è conseguenza.
Certo, ci sono state alcune prestazioni sottotono. Tuttavia, ci si poteva
aspettare che Renato Steffen, nel suo vecchio stadio, non avendo ancora il
ritmo partita, avrebbe sofferto, e non sarebbe giusto fargliene una colpa.
Lukas Mai ha sulla coscienza un errore a centrocampo (con la complicità di
Jonathan Sabbatini però) dal quale è partita l’azione della terza rete dei
gialloneri; tuttavia, una sua lettura corretta su conclusione di Kastriot Imeri
aveva consentito, al difensore germanico, di salvare sulla linea, a portiere
battuto. Partita sottotono anche da parte di altri elementi, ma forse dovuta
alla prestazione di spessore degli avversari, che hanno dimostrato di essere,
appunto, superiori, soprattutto sul piano fisico e atletico.
In conclusione, la sosta per la Coppa e per le Nazionali arriva al momento
giusto: si potrà lavorare con calma, e continuare a forgiare il gruppo. In
fondo, a inizio stagione, erano stati tutti abbastanza chiari: a maggio, la
vittoria della Coppa era stato il canto del cigno di una squadra giunta alla
fine di un ciclo. Ripartire non è mai facile, così come scegliere i giocatori:
nei prossimi mesi si capirà chi potrà fare ancora parte del progetto, e chi no.
L’importante, come sempre, è proteggere le piantine dalle intemperie durante la
crescita: ce lo hanno insegnato i nostri vecchi, e avevano ragione.