Podismo
Monte Brè
La scalata del monte era una delle competizioni proposte dalla StraLugano
Pubblicato il 12.09.2022 07:21
di Angelo Lungo
Avrei voluto cominciare questo articolo con toni aulici e romantici. Descrivere la corsa come una dimensione. Un percorso tra lo zero e l'infinito. Una sfida che incita alla scoperta di se stessi. Un continuo superamento dei propri limiti mentali e fisici. Un'esplorazione del proprio essere in totale solitudine. Un afflato che spinge a incidere sempre a testa alta. Risvegliare con vigoria come scriveva Foscolo: “Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge”. Per ricercare equilibrio e pace, per penetrare il mistero dell'esistenza e almeno, in parte, cercare di decifrarlo.
Ma la scalata del Monte Brè è stata una sofferenza: non quella esistenziale che provoca la Beneamata, ma quella fisica che segna in maniera indelebile.
Partenza da Piazza Riforma. Via per qualche chilometro in pianura. Saggezza richiede la competizione e non avvio veloce. La salitella di Villa Favorita è superata in scioltezza. Ma è il primo segnale di quello che verrà. Rumore di scarpe sull'asfalto, respiro che va cadenzato, e ascolto delle sensazioni.
Si giunge a Gandria, il sentiero è spettacolare, lo scenario concilia e rasserena. Ma è tutto un'illusione. Ecco il bosco. La pendenza promette e minaccia. Scale tante. E il sentiero è ripido. Non c'è sollievo. C'è silenzio. Nessun pensiero, non si può vagare, non è la pianura che distende. Le gambe cominciano a cedere e l'energia inizia a mancare. È una gara senza ritorno, come tutto nella vita. Finisce per forza in alto, non ci si può voltare indietro.
I podisti formano una comunità salda e solidale, si sostengono e si comprendono. Inutile alzare lo sguardo al cielo: nessun segnale. Poi all'improvviso si sentono delle campane: la speranza che il traguardo non sia lontano. Ecco il nucleo, ecco il finale: solo scale, interminabili, vorrei contarle, ma mi impongo realisticamente di procedere. Vedo il traguardo: sono atarassico. Il ristoro è foriero di una momentanea rigenerazione. Poi la discesa con la funicolare. Direzione Paradiso: quelli della 21 km sono ancora in battaglia, li ammiro. Percorro il lungolago, so che il monte è dietro le mie spalle, ma non intendo osservarlo. StraLugano: ci vedremo l'anno prossimo per la mezza. Basta corsa in montagna, ma solo pianura.