Nel
calcio del terzo millennio la scelta del mister “giusto” è
decisiva. Non si può sbagliare, altrimenti la stagione è segnata. E
costano, gli allenatori costano. Loro sanno che sono precari, che gli
equilibri sono fragili, pretendono contratti di una certa lunghezza e
ingaggi all'altezza dei tempi.
La
nuova proprietà del Chelsea, dopo una dispendiosa campagna acquisti,
a seguito dell'inizio claudicante della squadra, ha esonerato Tuchel.
E per la guida tecnica ha scelto Potter. L'operazione ha avuto un
costo di oltre 40 milioni di euro: tra stipendio da continuare a
corrispondere al tedesco, quello del nuovo allenatore, indennizzo da
versare al Brighton per liberare il prescelto (23 milioni cifra
record).
In
Italia sotto accusa ci sono Inzaghi e Allegri. Entrambi subiscono i
medesimi rilievi: le loro squadre non giocano e sembrano non avere le
idee chiare. Alla vigilia Inter e Juve erano considerate sicure
protagoniste. Ma il campo sta dicendo altro. I numeri sono impietosi.
Il loro cammino sia in campionato che in coppa è deludente. E non
c'è speranza, ma si percepisce disillusione. A Torino la
contestazione è palese, a Milano sta per esplodere.
Esonero
è la parola dominante, la piazza lo esige, i social non ammettono
altra soluzione. I motivi sono acclarati e in questi casi si ripetono
nel tempo: scarsa condizione fisica; spogliatoio spaccato; giocatori
indolenti e apatici.
I
nostri a dimettersi non ci pensano. Sono convinti di riuscire a
trovare le soluzioni per superare la crisi. Vacillano, non sono
risparmiati da aspre critiche, ma si sentono al sicuro: hanno
contratti lunghi e ben remunerati.
Inter
e Juve non sono il Chelsea e non possono permettersi, almeno per il
momento, un esborso economico che inciderebbe pesantemente sui conti
delle società.
C'è
una costante che si verifica spesso: tanto a pagare è il mister. È
il perfetto capro espiatorio.
Inzaghi
e Allegri hanno evidenti responsabilità, praticano un calcio
superato e conservativo. E non hanno la capacità di migliorare i
giocatori. Sono dei gestori, vivono di normalità e non sanno
affrontare l'imprevisto: lo subiscono.
Ci
penserà il campo a fornire le conferme o le smentite del caso, come
sempre.