“Endlich”, era ora. Questo il semplice
commento di Wolfgang Ruiner - caporedattore sport del quotidiano Österreich.at
e una specie di leggenda del giornalismo sportivo tedesco per aver accompagnato
per un ventennio la Mannschaft quale reporter del quotidiano-revolver
Bild – quando gli annunciamo l’esonero di Franco Foda da allenatore dello
Zurigo. In precedenza, il tedesco aveva allenato la nazionale austriaca
(quattro anni) e lo Sturm Graz (undici).
Zero vittorie in otto partite di campionato
(due pareggi) e un’esclusione dalla Coppa Svizzera da parte del Losanna di
Challenge League sono un bilancio troppo esiguo per Foda, secondo il presidente
dello Zurigo Ancillo Canepa, che comunque nelle – classiche - parole di
commiato ha sottolineato il suo merito per aver diretto la squadra nelle
qualificazioni per i gruppi di Conference League e che in definitiva,
aggiungiamo noi, gli garantiscono un bel gruzzolo di soldi.
Forse un po’ come quello di Ciriaco
Sforza col Basilea poche stagioni fa, il matrimonio Zurigo-Foda non è riuscito,
soprattutto considerando che lo Zurigo viene via da un titolo nazionale,
conquistato però con un allenatore, André Breitenreiter, caratterialmente
l’opposto di Foda. Qui Breitenreiter, gioioso, comunicativo, lì Foda,
introverso, di poche parole sostanziali soprattutto con la stampa, che anche in
Austria non legò mai col tecnico di Magonza (due selezioni in Nazionale).
Ai critici sulla piazza di Zurigo – e
sono molti – non è per nulla piaciuto che Foda iniziasse dal primo giorno a
modificare una struttura vincente, cambiando moduli di gioco e giocatori suoi
loro ruoli, affermando che era meglio continuare sulla linea Breitenreiter, un
po’ quanto fece l’allenatore della Nazionale Yakin che prosegui il lavoro di
Petkovic per poi applicare i propri cambiamenti in un secondo tempo.
Soprattutto, Foda, trovandosi nel giro di pochi giorni a iniziare il campionato
e, con le qualifiche internazionali, a dover giocare due volte a settimana.
Il fatto di non essere riusciti a
vincere neanche contro il Winterthur – ancor prima dell’eliminazione dalla
Coppa – ha fatto venire più del solo mal di pancia ai tifosi della curva: la
partenza del bomber Ceesay (Lecce) e del centrocampista Doumbia (Lugano) non gli
sono bastate come scusanti. Non hanno digerito neanche vedere Marchesano e
ancor meno Gnonto in panchina, due degli artefici del titolo. A proposito del
neo giocatore del Leeds, non appena saputo dell’allontanamento del suo ex
allenatore non ha tardato a piazzare sul suo social media un “like”…
Quando una squadra non gira,
solitamente l’allenatore è il primo a pagare. Molte critiche però sono state
indirizzate anche al presidente e proprietario dell’FCZ, Canepa medesimo, reo –
in primis – di aver sbagliato scelta di allenatore e dopo di aver atteso troppo
per l’esonero: certo, col senno di poi nel calcio un giorno hanno ragione
tutti. Bisogna anche dire che Canepa molto spesso nelle sue scelte si fa
abbagliare dai nomi, primo tra tutti alcune stagioni fa quelle del finlandese
Sami Hyppiä, giocatore di nome ma allenatore con cui lo Zurigo andò a finire in
Challenge League.
Dal punto di vista tattico – opinione
personale avendo visto giocare lo Zurigo in diverse occasioni – effettivamente la
squadra faceva una fatica enorme a crearsi occasioni da gol. Sei reti in 8 partite
di campionato sono poche, solo il fanalino di coda Winterthur ha segnato di
meno (4). Ironia della sorte, la qualificazione ai gruppi di Conference League
invece giunse a suon di gol.
A difesa del mister va aggiunto, però,
che pur sempre non è colpa sua se Gnonto non ha colpito una palla giusta dopo
le brillanti esibizioni nella nazionale italiana poche settimane prima, e
neanche per gli svarioni difensivi di Omeragic; anche questi sono stati degli argomenti
di Canepa, un po’ come quello – abbastanza ripetitivo – che nella partita
odierna il dio del calcio (“Fussballgott”) non è stato dalla nostra…
Ora per Canepa – di lontane origini
ticinesi (Mezzovico) – si tratta di riportare in porto la barca. La bancarella
del “totomercato” è già piena di nomi. Sono gettonati una decina di… tedeschi,
tra cui anche il difficile René Weiler e una soluzione interna dettata dal trio
Umberto Romano/Genesio Colatrella/Alan Nef. Ai critici l’ultima parola: con
l’estensione da dieci a 12 squadre, questa stagione è impossibile retrocedere.