Sport
Evenepoel e Kipchoge, che fenomeni
Due grandi campioni, due grandi imprese, due prestazioni eccezionali
Pubblicato il 26.09.2022 06:34
di Angelo Lungo
Il linguaggio sportivo utilizza spesso l'iperbole. Lo scopo è esaltare le gesta e le prestazioni degli atleti. Il racconto epico serve per incantare. L'eccezionalità viene ricercata e rimandata agli appassionati. Da anni si utilizza, per cercare di essere icastici, il termine: fenomeno. Il fenomeno, inteso come persona, è un uomo speciale, provoca meraviglia, mostra qualità fuori dal comune.
Per lo sport è stata una domenica fenomenale.
Eliud Kipchoge è un keniano di 37 anni. È imbattibile. Nella maratona di Berlino ha migliorato il record del mondo della maratona. Ha chiuso con un tempo strabiliante: 2h01'09”. Il duplice campione olimpico ha migliorato il primato, che gli apparteneva, di 30 secondi. Nella sua carriera ha partecipato a 17 maratone e ne ha vinte 15. Il campionissimo ha imposto un ritmo folle, correndo la seconda parte della gara in solitaria.
Ha un obiettivo: vuole essere ricordato come un podista leggendario. Intende essere il primo ad abbattere il muro delle due ore.
Ha solo un ostacolo: l'età, altri avversari per il momento non ci sono.
Remco Evenepoel è belga, ha 22 anni, è il nuovo campione mondiale di ciclismo. Il fiammingo all'età di 17 anni era un calciatore promettente. Ma ha, poi, scelto il mondo delle due ruote. È il settimo vincitore più giovane della prestigiosa prova. La sua stagione è stata formidabile: una classica monumento come la Liegi; la Vuelta; il Mondiale. Ha trionfato in solitaria. Le sue vittorie hanno un sapore antico: scatta, va in fuga da solo. Non ha paura, rischiando anche di perdere. Una drammatica caduta nel Giro di Lombardia del 2020 ha fatto temere per la sua carriera. Ma ora tutto sembra superato. Il destino infausto è stato sconfitto. E il predestinato è tornato: un concentrato di classe e coraggio.
Evenepoel e Kipchoge sono dei solitari. Corrono per sentirsi liberi. La strada davanti li incita a non fermarsi mai. Non si girano, guardano l'orizzonte: lo vogliono prima raggiungere e poi oltrepassare. Il limite è uno sprone e non un condizionamento. Fanno fatica: li assiste una formidabile volontà e un enorme talento. E sono dei sognatori: poiché pensano che il probabile possa diventare possibile.