E adesso come la
mettiamo? Ma il Lugano non era in crisi, non aveva uno spogliatoio in subbuglio
e non seguiva più il suo allenatore?
Qualcuno lo aveva creduto davvero, anzi ne era convinto: McSorley stasera sarebbe arrivato ai titoli di coda.
Una sconfitta alla Gottardo Arena lo avrebbe condannato: se non proprio all’esonero, almeno al pubblico ludibrio. O a una critica feroce.
Prima della partita Hnat Domenichelli aveva specificato la posizione del suo coach: McSorley non rischia ma è chiaro che adesso si vogliono vedere dei progressi.
E il Lugano questa sera è stato praticamente perfetto. Dal portiere Koskinen, insuperabile, a una squadra che oltre al talento ha saputo tirar fuori un carattere che in queste prime quattro partite non si era ancora visto.
Se per i bianconeri sarà l’inizio di un nuovo campionato e non soltanto l’exploit di una sera, lo vedremo presto.
Intanto McSorley guadagna qualche punto, tira un sospiro di sollievo e può legittimamente sperare di aver trovato la quadratura del cerchio. Potenza del derby, capace (anche) di cambiare le stagioni. È sempre stato così e sempre lo sarà.
Sull’altra sponda Cereda starà cercando di capire cos’è successo. Se è vero che il Lugano, in queste condizioni, è più forte di un Ambrì che ha dovuto rinunciare a Heed, è anche vero che i leventinesi, a parte qualche fiammata subito rintuzzata da Koskinen, non sono riusciti a imprimere alla sfida l’intensità che desideravano. Nemmeno la spinta del tifo è servito.
Merito del Lugano, certo, ma anche demerito di una squadra che ha perso 14 degli ultimi 15 derby (o giù di lì). Cifre simili non possono essere un caso.
Nessun dramma comunque in casa Ambrì: Cereda ha ricordato a tutti che il campionato è equilibrato e che se la sua squadra si è rinforzata, lo hanno fatto anche le altre. Perciò inutile perdere tempo in disquisizioni psicologiche o caratteriali: il Lugano ha giocato meglio e ha vinto. Ci saranno altre partite, 47 per la precisione, per capire quanto valgono le nostre due squadre.
Stasera il derby ha dato il suo verdetto. Vedremo se anche il campionato si allineerà.
Qualcuno lo aveva creduto davvero, anzi ne era convinto: McSorley stasera sarebbe arrivato ai titoli di coda.
Una sconfitta alla Gottardo Arena lo avrebbe condannato: se non proprio all’esonero, almeno al pubblico ludibrio. O a una critica feroce.
Prima della partita Hnat Domenichelli aveva specificato la posizione del suo coach: McSorley non rischia ma è chiaro che adesso si vogliono vedere dei progressi.
E il Lugano questa sera è stato praticamente perfetto. Dal portiere Koskinen, insuperabile, a una squadra che oltre al talento ha saputo tirar fuori un carattere che in queste prime quattro partite non si era ancora visto.
Se per i bianconeri sarà l’inizio di un nuovo campionato e non soltanto l’exploit di una sera, lo vedremo presto.
Intanto McSorley guadagna qualche punto, tira un sospiro di sollievo e può legittimamente sperare di aver trovato la quadratura del cerchio. Potenza del derby, capace (anche) di cambiare le stagioni. È sempre stato così e sempre lo sarà.
Sull’altra sponda Cereda starà cercando di capire cos’è successo. Se è vero che il Lugano, in queste condizioni, è più forte di un Ambrì che ha dovuto rinunciare a Heed, è anche vero che i leventinesi, a parte qualche fiammata subito rintuzzata da Koskinen, non sono riusciti a imprimere alla sfida l’intensità che desideravano. Nemmeno la spinta del tifo è servito.
Merito del Lugano, certo, ma anche demerito di una squadra che ha perso 14 degli ultimi 15 derby (o giù di lì). Cifre simili non possono essere un caso.
Nessun dramma comunque in casa Ambrì: Cereda ha ricordato a tutti che il campionato è equilibrato e che se la sua squadra si è rinforzata, lo hanno fatto anche le altre. Perciò inutile perdere tempo in disquisizioni psicologiche o caratteriali: il Lugano ha giocato meglio e ha vinto. Ci saranno altre partite, 47 per la precisione, per capire quanto valgono le nostre due squadre.
Stasera il derby ha dato il suo verdetto. Vedremo se anche il campionato si allineerà.
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