E per far sì che il contrasto strida ancora di più, prima
dell’inizio fanno scorrere sullo schermo galattico alcuni filmati (si presume
in vhs) di Dale McCourt che fa a fette tutte le difese e soprattutto quella del
Lugano. E oltre a stridere in anticipo, porta anche rogna perché il Lugano di
adesso strapazzerà l’Ambrì per la centomillesima volta di fila, o quasi, senza
nulla di artistico o visionario.
Dunque, Dale McCourt: si piazza in piedi in mezzo alla pista
assieme all’imprescindibile Lombardi, guardano la curva che omaggia il
15persempre, ma a me pare tutto un po’ spentino, neanche il tiralabomba elevato
a slogan universale. Poi se ne vanno, leggermente anchilosati entrambi e mi
dico: ora sotto però.
Invece sotto un bel niente, solo confusione in bemolle
biancoblù a fronte di una ritrosia bianconera che se Slettvoll vedesse, aiuto.
Della vecchia Valascia quasi niente, ma in compenso, e di vecchio, molte facce
note, a farsi spennare alla buvette o a esibire sciarpe fuori corso. Di quando
bisognava restare lì inchiodati dalla calca, nessun ricordo: nella nuova pista
si può girovagare dentro e fuori, e così faccio perché tanto ho visto che si
metterà male e la mia passione è ormai andata.
Mi esalto per una minibagarre dove gira qualche pugno e mi
incavolo per Türkhauf che sbeffeggia la curva dopo il gol a porta vuota, pensa
che campione, che eroe!
Poi torno a casa tra le luci che si spengono a una a una, ma
mi resta almeno una finta di McCourt alla quale aggrapparmi per non naufragare
nell’indifferenza. Boh.
(ecodellosport.ch)