Per
le tre grandi della Serie A è tempo di bilanci... economici. Ne
emerge un quadro preoccupante e che manifesta le difficoltà del
campionato italiano.
La
Juventus ha comunicato una perdita di 250 milioni, che segue a
quella di oltre 200 della passata stagione. Si tratta della quinta di
fila. I piemontesi sembrano avere smarrito la strada della virtù
contabile. Da Ronaldo in poi tutto è precipitato: scelte e
investimenti mostrano una
gestione
non all'altezza del passato. La proprietà ha bruciato oltre mezzo
miliardo in soli tre anni.
L'Inter
chiude i suoi conti con un deficit di 140 milioni, quello precedente
era stato di oltre 245 milioni. Ma la situazione in casa nerazzurra è
oltremodo incerta. I cinesi non intendono rilanciare, anzi devono
limitare le spese. Pesa, poi, un enorme debito, una parte ha una
scadenza imminente. Il club è in vendita, ma per il momento non ci
sono offerte. Un equilibrio precario, regna una totale incertezza.
Sembra
sorridere il Milan. I
rossoneri hanno evidenziato un rosso per 66 milioni di euro, ridotto
di 30 milioni rispetto all'anno trascorso. La gestione Maldini pare
funzionare alla grande. E lo confermano i risultati anche del campo:
squadra giovane e vincente.
Gerry
Cardinale ha le idee chiare ed
è ambizioso, intende risvegliare “il gigante addormentato”. Ha
dichiarato che le potenzialità per riportare in alto pure in Europa
ci sono tutte. Spiega: “Il Milan è una delle cose più emozionanti
che abbiamo fatto. RedBird è andato a scuola per cinque anni in
Europa, il Milan è un acquisto lungimirante”.
Ha
proseguito dichiarando: “Non guardo una squadra senza considerare
l'ecosistema in cui si trova. E vedo un valore enorme incorporato e
una traiettoria di crescita sia per il Milan che per la Serie A”.
L'obiettivo
è ridurre la differenza con la Premier e la Liga. I successi dei
suoi giocatori dovrebbero avere un effetto traino su tutto il
movimento. Fare bene nelle competizioni internazionali contribusice a
un ritorno economico sicuro.
Il
resto seguirà e si vedrà. Nella vicina penisola la parola
cambiamento va di moda: in guisa formale, attrae e rimane, spesso,
un'illusione consolatoria.