L'amicizia
è sopravvalutata, talvolta confonde e illude. I migliori amici, poi,
possono essere letali: li si crede fidati e invece proprio loro
affondano il colpo decisivo.
José
Mourinho ha espugnato la Milano nerazzurra, in modo cinico quanto
agevole: con un tiro in porta, che secondo molti era pure parabile.
L'Inter sta sprofondando, come sa fare bene. La crisi la testimonia
il campo, ennesima sconfitta, e non si intravedono spiragli di
ripresa. La stagione ha preso una svolta che porta verso la strada
del fallimento. La crisi è anche fuori dal terreno verde:
l'incertezza societaria regna sovrana e incontrastata. Un futuro
tutto da scrivere. Un contesto complicato dove la parola progetto non
può essere pronunciata: costituirebbe un inutile orpello.
Inzaghi
è il capro espiatorio ideale. Sta mancando il salto di qualità
della sua carriera. Procede per inerzia, non ha il coraggio di
compiere scelte radicali e non è nemmeno supportato dalla dirigenza.
La
critica è ondivaga su Marotta: le doti manageriali sono
indiscutibili, ma appare defilato, quasi in balia degli eventi. E
gli si rimprovera il mancato arrivo di Dybala e la decisione di
puntare su Lukaku.
Ma
solo chi cade può risollevarsi. Il gioco non si ferma mai. Specie in
questa annata strana: costellata dal Mondiale autunnale. È tempo di Champions. Arriva a San
Siro il Barcellona. Lo scontro è fondamentale per l'esito del
girone. Sulla carta non c'è confronto. I catalani hanno operato una
poderosa campagna di rafforzamento a suon di milioni. E veleggiano in
testa alla classifica del loro campionato.
La
Beneamata deve guardarsi dentro di sé. E riscoprire il suo lato
anarchico e imprevedibile. Ecco l'impresa: sovvertire il pronostico,
come tante volte le è capitato di fare nel passato. Ma si ha la
sensazione che tutto sia troppo complicato, i giocatori nerazzurri
hanno un difetto: mancano di carattere e si muovono in ordine sparso.
Servirebbe uno spirito di squadra che non c'è: si è smarrito e non
si trova più.
Ci
credono, forse, solo i tifosi che affolleranno numerosi lo stadio.
Il
titolo di un libro, di qualche anno fa, recitava: “Inter basta
perdere”. Pure un pareggio sarebbe ben accetto.
Così
vanno le cose umane: essere ambiziosi è importante, ma conoscere i
propri limiti significa anche che, talvolta, bisogna accontentarsi.