Calcio
A San Siro è di scena il Barcellona
I nerazzurri sfidano gli spagnoli, una partita il cui esito appare scontato
Pubblicato il 04.10.2022 06:46
di Angelo Lungo
L'amicizia è sopravvalutata, talvolta confonde e illude. I migliori amici, poi, possono essere letali: li si crede fidati e invece proprio loro affondano il colpo decisivo.
José Mourinho ha espugnato la Milano nerazzurra, in modo cinico quanto agevole: con un tiro in porta, che secondo molti era pure parabile. L'Inter sta sprofondando, come sa fare bene. La crisi la testimonia il campo, ennesima sconfitta, e non si intravedono spiragli di ripresa. La stagione ha preso una svolta che porta verso la strada del fallimento. La crisi è anche fuori dal terreno verde: l'incertezza societaria regna sovrana e incontrastata. Un futuro tutto da scrivere. Un contesto complicato dove la parola progetto non può essere pronunciata: costituirebbe un inutile orpello.
Inzaghi è il capro espiatorio ideale. Sta mancando il salto di qualità della sua carriera. Procede per inerzia, non ha il coraggio di compiere scelte radicali e non è nemmeno supportato dalla dirigenza.
La critica è ondivaga su Marotta: le doti manageriali sono indiscutibili, ma appare defilato, quasi in balia degli eventi. E gli si rimprovera il mancato arrivo di Dybala e la decisione di puntare su Lukaku.
Ma solo chi cade può risollevarsi. Il gioco non si ferma mai. Specie in questa annata strana: costellata dal Mondiale autunnale. È tempo di Champions. Arriva a San Siro il Barcellona. Lo scontro è fondamentale per l'esito del girone. Sulla carta non c'è confronto. I catalani hanno operato una poderosa campagna di rafforzamento a suon di milioni. E veleggiano in testa alla classifica del loro campionato.
La Beneamata deve guardarsi dentro di sé. E riscoprire il suo lato anarchico e imprevedibile. Ecco l'impresa: sovvertire il pronostico, come tante volte le è capitato di fare nel passato. Ma si ha la sensazione che tutto sia troppo complicato, i giocatori nerazzurri hanno un difetto: mancano di carattere e si muovono in ordine sparso. Servirebbe uno spirito di squadra che non c'è: si è smarrito e non si trova più.
Ci credono, forse, solo i tifosi che affolleranno numerosi lo stadio.
Il titolo di un libro, di qualche anno fa, recitava: “Inter basta perdere”. Pure un pareggio sarebbe ben accetto.
Così vanno le cose umane: essere ambiziosi è importante, ma conoscere i propri limiti significa anche che, talvolta, bisogna accontentarsi.