HOCKEY
Un weekend che fornirà tante risposte
McSorley deve confermarsi, Cereda non deve cadere nella trappola delle "piccole"
Pubblicato il 04.10.2022 08:37
di L.S.
Chris McSorley non ha mai avuto paura del licenziamento, nemmeno dopo la sconfitta contro il Kloten. Lo ha confessato ieri ai microfoni di Teleticino, dove è apparso decisamente più tranquillo rispetto alla desolante immagine che aveva lasciato dopo la sconfitta con gli aviatori.
La vittoria di Bienne gli ha ridato piena fiducia di poter riprendere in mano una situazione che sembrava essergli scappata via.
Il coach del Lugano c’è, ha ancora voglia di lottare, di restare in sella. Chi lo aveva visto già lontano dalla Corner Arena, almeno per il momento, deve ricredersi.
È vero, non tutto è andato per il verso giusto in queste prime giornate di campionato, ma la stagione è ancora lunga. Ci sono 45 partite da giocare e le altre squadre, Ginevra a parte, non sembrano fulmini di guerra.
Hnat Domenichelli, dopo aver fatto la voce grossa e aver “bacchettato” sia il tecnico che capitan Arcobello (“si sono fatti un autogol con quelle dichiarazioni, ora però basta”), è uscito pubblicamente a difendere il progetto. Il suo progetto e quello della società.
Questa squadra non è male e il coach ha esperienza da vendere: bisogna ripartire da queste certezze, lasciando alle spalle il malumore che serpeggia.
Difficili capire cosa ci sia che non va: soltanto una questione di differenti visioni tattiche o c’è dell’altro? Nulla, all’apparenza, che non si possa sistemare. Almeno questa è la sensazione.
Se la squadra fosse veramente alla deriva sarebbe stato impossibile andare a vincere su due piste difficili come quelle di Ambrì e Bienne.
E invece il Lugano ha giocato due signore partite, ribadendo di essere una squadra dotata di talento e che in certe situazioni sa anche soffrire.
Il weekend con Berna e Davos ci dirà sicuramente di più. Non tanto in termine di risultati, ma piuttosto di prestazioni.
 
In casa Ambrì tutto fila liscio: dopo il derby perso contro il Lugano, si temeva un calo di tensione, un momento di crisi. E invece i leventinesi hanno incamerato ben cinque punti contro Rapperswil e Zugo. Due squadre che sulla carta si presentavano in grande forma.
Due belle partite, tirate, giocate anche in modo anche pettacolare, hanno permesso a Pestoni e compagni di issarsi al quarto posto in classifica.
Luca Cereda però non ci casca, resta sulla difensiva, a chi gli fa notare che l’Ambrì è una buona squadra, con molto più talento rispetto al passato, ribadisce con un secco “dite così perché se poi perdiamo siamo dei pirla”. Non una gran risposta, a essere sinceri.
Cereda fa ancora muro, non si fida, ne ha forse viste troppe in passato. Eppure questo Ambrì sembra veramente diverso, meno prevedibile, più fantasioso.  
Nessuno gli sta mettendo pressione, la squadra può crescere con tranquillità e l’ambiente in squadra sembra buono.
Per non parlare della società. Il presidente Lombardi lo adora (basterebbe aver sentito l’intervista sempre a Teleticino nel dopo-partita di Zugo), con Duca c’è un feeling ormai consolidato.
Resta il neo dei derby persi (ben 12 su 13 ufficiali), senza una vera e propria spiegazione. Sconfitte che non sono mai facili da digerire, anche se questa volta l’Ambrì è stato bravo a passare oltre, a superare l’ostacolo mentale.
Ora di ostacolo ce n’è un altro, anzi due. Kloten e Langnau nel weekend rappresentano degli scogli apparentemente facili, eppure è proprio qui che in passato l’Ambrì si arenava. Quando doveva fare il grande passo, quello per restare tra le grandi.
L’insidia di un weekend da vivere da favoriti è lì dietro l’angolo: sarà interessante capire come reagirà la squadra.
L’Ambrì deve superare questo scoglio, altrimenti, come direbbe Cereda, sarebbe veramente da pirla.