CALCIO
È facile sparare sul Chiasso
Da Nyon accuse pesanti e infamanti: a volte meglio guardare in casa propria
Pubblicato il 05.10.2022 16:12
di Enrico Lafranchi
Quando c’è da sparare sul Chiasso è difficile che qualcuno si tiri indietro. Figuriamoci nella Svizzera romanda! La squadra della città di confine è stata demolita dai media per l’antisportivo comportamento di alcuni suoi attori durante Stade Nyonnais-Chiasso. Ma si è andati molto più in là, parlando un po’ di tutto, infangando anche il buon nome della società: debiti, mancati stipendi e via dicendo. Ovvio che il comunicato diramato in settimana dal Sindacato che protegge i giocatori ha fatto il giro della Svizzera. Si può naturalmente mettere il naso su quanto succede in casa d’altri (ci siamo abituati), nel caso specifico non ci sorprende che dall’esterno siano calate ‘lezioni’ a un club che nel contesto nazionale era già il ‘grande incompreso’ decine e decine di anni fa. Tanto più che il ‘processo’ televisivo si è tenuto davanti a un pubblico di giovani. La cosa che più fa rabbia è che la goccia che ha fatto traboccare il vaso sia partita da Nyon, ridente città sul lago Lemano in cui si fa notare che la qualità della vita è importantissima anche nel calcio. Ma siamo così sicuri in quel di Nyon che le acque siano pulitissime? Ai tifosi del Bellinzona fischiano ancora oggi le orecchie per i disordini che il seguito dello Stade aveva inscenato a fine partita nell’atrio dello stadio prendendosela con la terna arbitrale. Ne scaturì, come si ricorderà, una vera e propria baraonda (in casa d’altri!), qualche tifoso della tribuna fu anche accusato di razzismo. Ebbene, se c’è una squadra che si può definire ‘antipatica’ questa è proprio quella del Colovray (sicuramente non il Chiasso), dove ad assistere alla partita c’erano si e no 100 persone. Ridere sulle disgrazie altrui è qualcosa di squallido. Il Chiasso incontra difficoltà gigantesche (tra l'altro proprio in queste ore il TAS ha dato ragione al Frosinone in una causa che riguarda il giocatore Rai Vloet e che avrebbe potuto portare nelle casse del club 500 mila franchi) che metterebbero qualsiasi società in ginocchio. La nuova proprietà ha dovuto costruire una squadra da zero (non è la prima volta), si è trovata a dover versare nel calderone un sacco di problemi (vecchi ma anche nuovi). La storia calcistica ticinese ci fa dire che i tempi grami possono arrivare a tutti. Vero? Logico che attualmente ci sia una situazione di disagio. Viene contestata (un po’ come a Bellinzona) la dirigenza e pure la conduzione tecnica. C’è tanta confusione, siamo in piena crisi societaria ma non è cantando il de profundis che si potrà tenere il passo. Ora più che mai dirigenti e giocatori hanno bisogno di ritrovare l’affetto della gente. Ci è difficile credere che la fedeltà della piazza sia finita definitivamente nel cassetto dei ricordi.