HOCKEY
Il tempo degli alibi è finito
Via McSorley, dentro Gianinazzi: ora tocca (anche) ai giocatori
Pubblicato il 09.10.2022 09:13
di Marco Maffioletti
Liberazione: questo è probabilmente il sentimento che meglio descrive l’attuale stato d’animo all’interno del Lugano. L’allontanamento di Chris McSorley è sì una sconfitta e l’ennesimo smacco per la dirigenza bianconera, d’altro canto però rappresenta una nuova chance per tentare di costruire qualcosa di nuovo. Arrivato in pompa magna e accolto con entusiasmo, il 60enne in definitiva è sempre parso un po’ un pesce fuor d’acqua e il suo coinvolgimento parallelo nel nuovo progetto legato al Sierre in questo senso non ha certo aiutato.
Già al momento della scelta, tanto caldeggiata dal direttore sportivo Hnat Domenichelli, c’era scetticismo. Il nome altisonante e il passato illustre del tecnico canadese erano riusciti a far passare in secondo piano i dubbi legati all’effettiva bontà della decisione. McSorley in Ticino non ha saputo reinventarsi, d’altronde era difficile immaginarsi che l’ex Ginevra avrebbe cambiato la sua filosofia di gioco, uno stile che porta avanti da oltre 6 lustri di carriera. Uno stile un po’ compassato se paragonato alle nuove tendenze e non adatto ai giocatori che aveva a disposizione. Oltre a ciò a deludere è stata la quasi arrendevolezza del coach, ben lontano dagli scleri vulcanici di Ginevra. A Lugano McSorley è parso un agnellino mansueto. Nella sua gestione, durata poco più di una stagione, non ha portato praticamente nulla e con il passare del tempo i malumori dello spogliatoio sono aumentati. La dirigenza bianconera ha tentennato, ha sperato a lungo che le divergenze tra l’allenatore e la squadra, scontenta del sistema e degli allenamenti, si appianassero, ma poi ha dovuto per forza agire. Lo ha fatto recitando il mea culpa, in particolare Domenichelli non si è risparmiato con l’autocritica ed è stato onesto. Tutti possono sbagliare, anche più volte, l’importante appunto è rendersene conto e prendere le dovute misure. Con un po’ di ritardo è dunque arrivata l’inevitabile separazione. Dolorosa a livello d’immagine (l’ennesimo progetto fallito) e forse anche a livello finanziario, ma al tempo stesso una liberazione.
Ora spazio a una ventata d’aria freschissima, da un opposto all’altro. Il successore Luca Gianinazzi, di 31 anni più giovane, non era nemmeno nato quando McSorley già allenava. Il ticinese, una sorta di predestinato, rientrava nei piani del club a lunga gittata. Presto o tardi sarebbe dovuto diventare lui l’allenatore della prima squadra. Il recente naufragio ha accelerato il processo di parecchio. DI troppo? Impossibile da dire, il futuro ce lo dirà. C’è il rischio di bruciarlo? Chiaro, ma qualsiasi scelta presenta dei rischi e non c’è nemmeno mai la garanzia del timing giusto. Il Lugano negli ultimi anni ci ha provato con nomi altisonanti, uomini di grande esperienza e curriculum vari senza mai riuscire davvero a costruire qualcosa di duraturo. Giusto allora provarci con Gianinazzi e dargli una chance. Il tentativo a sfondo locale può funzionare, lo dimostrano Mattia Croci-Torti e Luca Cereda. Assicurato il sostegno del pubblico, con i fedelissimi che in fin dei conti non contestavano nemmeno McSorley, sarà importante fornire a Gianinazzi le migliori condizioni al fine di poter svolgere il suo lavoro in maniera egregia. Le parole d’ordine? Pazienza e tranquillità. Il nuovo allenatore avrà sicuramente bisogno di tanto appoggio e aiuto, spetterà alla dirigenza e soprattutto ai giocatori farlo a dovere. Proprio a quest’ultimi toccherà la parte del leone. Gli alibi sono finiti, ora si tratta di rimboccarsi le mani, sposare il nuovo corso e aiutare un giovanissimo coach alla ricerca di fortuna. Insomma, dovranno remare dalla sua parte. Non sarà evidente per Gianinazzi il salto di categoria, il suo è un caso rarissimo. E guai a paragonarlo a quello di Cereda. Il tecnico di Sementina quando prese in mano le redini dell’Ambrì aveva perlomeno già allenato in Swiss League (allenando lo stesso Gianinazzi!), non aveva iniziato la sua avventura a stagione in corso, aveva comunque “già” 36 anni ed era stata la prima scelta di un nuovo corso capitanato da Paolo Duca, l’amico di una vita. E infine le aspettative del Lugano a livello di risultati sono ben più alte di quelle dell'Ambrì. Niente paragoni dunque, solamente la speranza di una similitudine: che anche Gianinazzi riesca a rimanere in sella così a lungo come l’altro Luca.