Un libro che ha fatto la storia del femminismo in Italia
Donna è...
La libertà di essere se stessa
Pubblicato il 16.02.2021 13:46
di Angelo Lungo
Scrive Natalia Aspesi: “Per capire il disorientamento di molti uomini di oggi bisogna non dimenticare che l’inferiorità della donna, la sua posizione inesistente nella vita sociale ed economica, la sua funzione esclusivamente sessuale e servile (a lei tutti i lavori che l’uomo poteva rifiutare) sono state da sempre un’invenzione, una politica così ben congegnata da sembrare naturale e indiscutibile”.
Il femminismo, scevro di ogni forma retorica, è un movimento di rivendicazione, di emancipazione e di liberazione. Una richiesta: vedersi garantiti una parità di diritti. Una speranza: mutare la condizione femminile. Un auspicio: manifestare pubblicamente la propria coscienza. Una possibilità: poter proporre l’identità di sé. Una libertà: fine della discriminazione di genere.
Il 16 febbraio del 1906 Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, pubblica il libro Una donna, un romanzo autobiografico e che pone una svolta radicale nel dibattito italiano sulla questione femminile. Il racconto della sua esperienza di vita ha un approdo chiaro: rifiuto del ruolo tradizionale assegnato alla donna. È la storia di chi sa di non avere scelta, perché si può rinunciare a tutto ma a non a se stessi. Soffocata da un matrimonio vessatorio, dopo una serie di angherie si ribella: abbandona il marito, rinuncia al figlio. Decide: di essere libera. E diventa scrittrice. In aperto scandalo mette in discussione la dedizione materna. Scrive poi a suo figlio per farsi capire e per non essere giudicata. Convinta che ogni donna dovesse avere il diritto di rivendicare se stessa, la propria psiche, composta: d’amore, di maternità, ma specie di dignità umana. E avere l’audacia di cavalcare la vita quando è indomita, lottando contro le convenzioni e le rigidità sociali.
Chiosa lei: “Come può diventare una donna, se i parenti la danno, ignara, debole, incompleta, a un uomo, che non la riceve come senza eguale; ne usa come d’un oggetto di proprietà; le dà dei figli coi quali l’abbandona sola, mentr’egli compie i suoi doveri sociali, affinché continui a baloccarsi come nell’infanzia?”.