Sul
regno del calcio il sole non tramonta mai. Il football domina in
maniera incontrastata, non ha avversari. Troppo forte il richiamo
della sfera, la popolarità è planetaria. Se non ci sono incontri,
ecco il Pallone d'Oro. Mass media e tifosi sono concentrati sulle
partite, un flusso che non si interrompe mai, e poi sui risvolti che
vanno oltre il campo, un racconto continuo e dettagliato. Discussioni
che non finiscono e che si protraggono. E il Mondiale è imminente,
per cui lo scenario rimarrà immutabile: per mesi.
E
cosa rimane agli altri sport? Abbozzare, sopportare, altra scelta non
ne hanno. La scena è saldamente occupata, l'attore protagonista non
ha nessuna intenzione di abbandonare il palcoscenico, è un monologo.
La tribù degli appassionati è fedele, il rito collettivo ammalia,
ha una forza di attrazione capace di rinnovarsi. Un mistero che ha
poche spiegazioni e numerose interpretazioni.
Eppure
questo è il tempo delle “maratone”. La gara delle gare: quei 42
chilometri che partendo dallo zero, devono portare verso l'infinito.
A
Berlino il keniota Eliud Kipchoge ha ottenuto il nuovo record del
mondo. Una prestazione semplicemente incredibile.
A
Londra ha tentato di rispondergli l'etiope Kenenisa Bekele, ma ha
dovuto arrendersi, l'età è implacabile con gli uomini, segnala che
c'è un limite oltre il quale è impossibile andare.
La
prossima è New York, il percorso è duro, il fascino è intatto
L'avvio è mattutino, lo sparo e via. Partono i professionisti e
seguono gli amatori: una marea che ha deciso di soffrire, mettersi
alla prova e sconfinare quel “maledetto” 35° chilometro. Serve
anima, l'afflato, il soffio che conduce l'umano a sconfinare verso
territori sconosciuti e impervi. Serve il cervello, è necessaria una
preparazione accurata e una gestione razionale della prestazione.
Capita,
spesso, che la corsa dei migliori si incrocia con quella del resto
del gruppo. È la la democrazia dello sport. È bellezza senza
distanza. È la consacrazione della fatica, la fanno sia quelli
davanti, sia quelli dietro.
Qualche
numero: sono oltre 1200 i corridori che hanno corso sotto le 2h e 10
minuti; i più forti viaggiano oltre i 20 km all'ora; i partecipanti
a New York sono più di 50000.
La
classica, e stucchevole, domanda che viene al podista è la seguente:
perché corri?
Non
c'è risposta pertinente. Ma questi sono tempi in cui, per essere
rivoluzionari, bisogna procedere lentamente nel corso della vita
quotidiana e velocemente quando si è in strada e si è da soli.
Perché
come dice lo scrittore: Viviamo come sogniamo, soli.