HOCKEY
"Con papà allenatore, non mi sentivo a mio agio"
Andrea Maccoppi, a proposito del "caso Alatalo", parla del rapporto con suo padre Stefano
Pubblicato il 18.10.2022 10:23
di Marco Maffioletti
Il Lugano ha scelto. L’assistente allenatore di Luca Gianinazzi sarà Matti Alatalo (nella foto). Il finlandese ha una lunga esperienza alle spalle. Negli anni ’90 ricoprI questo ruolo per diverse stagioni nello Zsc. Il 63enne in seguito ha esclusivamente funto da allenatore principale. Spicca la lunga esperienza nella patria nativa, prima del ritorno sul suolo elvetico. Sei anni alla guida dei GCK Lions e poco più di tre stagioni in quel di Visp, dove fu licenziato nel 2020. Il profilo sulla carta sembra ideale. Ma c’è un grande ma, intuibile dal cognome. Matti è il papà di Santeri, il difensore dei bianconeri. Questo fatto fa sicuramente nascere qualche dubbio sulla bontà della scelta sottocenerina. Quando un padre deve allenare un figlio nascono dinamiche particolari. Non è certo una primizia, di casi ne esistono. Uno su tutti? Felix Hollenstein al Kloten allenava il figlio Denis. Restano comunque situazioni delicate e non sempre facili da gestire. Dividere e ignorare il rapporto familiare all’interno dello spogliatoio non è mai evidente (il sottoscritto è andato a scuola da suo padre e sa di cosa parla) e gli spunti per possibili future polemiche non mancano di certo. Polemiche che potrebbero provenire dall’esterno, ma non solo, anche  dall’interno, con qualche compagno di squadra che potrebbe storcere il naso. Fondamentale sarà la professionalità di padre e figlio. Solo così si potranno (forse) evitare pericolosi fastidi o presunti sospetti d’intrighi e favoritismi. Andrea Maccoppi, calciatore molto conosciuto alle nostre latitudini, è il figlio di Stefano, altra figura assai nota in Ticino per avere allenato Bellinzona, Locarno e Chiasso. Andrea, ex capitano di Losanna e Chiasso, spiega il motivo percui a suo avviso essere alle dipendenze del padre non è uno scneario ideale e parla della sua esperienza: «Sono stato allenato per un breve periodo da mio papà, nella primavera della Sampdoria. Andò pure bene, le mie prestazioni erano buone, ma dentro di me non mi sentivo a mio agio, captavo di non poter essere me stesso. Era una situazione strana. In seguito, nell’arco della mia carriera da professionista,  quando militavo in Serie C ho avuto un compagno di squadra e suo papà come allenatore. Anche in questo caso a mio avviso il ragazzo non era al 100% libero. Se tuo padre è l’allenatore tu non puoi parlare liberamente con i compagni e viceversa loro non possono parlare con te, poco importa se si parli bene o male dello staff o degli allenamenti. Penso dunque che questa costellazione sia nella stragrande maggioranza dei casi un limite».
Questo il pensiero di Maccoppi. Sarà interessante vedere l’evolversi della nuova situazione alla Cornèr Arena. Di sicuro c’è solamente una cosa, questa sceltà farà discutere parecchio.