OFFSIDE
McSorley vs giocatori: difficile capire chi ha ragione
Le parole del coach non contribuiscono a fare chiarezza: il futuro forse ci aiuterà
Pubblicato il 18.10.2022 17:03
di L.S.
C’era tanta curiosità per ascoltare le parole di Chris McSorley. Chissà cosa avrebbe detto, chissà se si sarebbe tolto qualche sassolino dalla scarpa.
Non l’ha fatto. O perlomeno, se l’ha fatto, ha usato grande tatto.
Difficile, dopo aver sentito tante voci attorno a questa vicenda, capire effettivamente cosa sia successo, farsi una ragionevole idea. Distribuire torti e ragioni.
Davvero Chris McSorley è un allenatore che non sa guidare una squadra? Possibile che sia arrivato a 60 anni senza saper gestire uno spogliatoio e soprattutto non sia in grado di svolgere una preparazione atletica?
A sentire qualche giocatore è proprio così.
Ma lui come risponde a tutto ciò? Si dice sorpreso dalle esternazioni che arrivano dallo spogliatoio: non si era accorto di nulla ed è ancora convinto di aver fatto tutto ciò che andava fatto. Di essere un buon allenatore. Lo dimostrerà in un futuro nemmeno troppo lontano. Almeno questa è la volontà che si è percepita.
L’hockey è un gioco semplice, in cui ci si difende e si attacca tutti assieme. Conta la volontà del singolo, la motivazione, la voglia di emergere. Cose che forse in questo momento non ci sono nello spogliatoio bianconero. È questa la sua tesi, ancorché celata dietro frasi che non vanno sempre al bersaglio.
I giocatori sono convinti, o quasi, di essere adesso sulla strada giusta. Presto o tardi arriverà la tanto attesa svolta, anche perché a furia di parlare di “vergogna” e di “imbarazzo”, qualcuno tirerà pur fuori l’orgoglio.
Detto questo, è chiaro che sul banco degli imputati non può non finire anche la dirigenza, che sembra non essersi accorta di nulla. Una colpevole apatìa, una mancanza di sensibilità che alla fine hanno avvertito sia i giocatori che l’allenatore. Forse ci sarebbe stato il tempo per rimettere a posto le cose, o almeno per capire che la frattura era insanabile.
Invece si è tardato a reagire, fino alla promozione di un giovane ragazzo che adesso dovrà farsi carico di una responsabilità che si spera non eccessiva per le sue spalle.
Verrà aiutato da un allenatore esperto, il signor Alatalo, suo mentore, uno che lo conosce bene, ma che ha il “difetto” di essere il padre di un giocatore. Una situazione che magari non creerà nessun imbarazzo a nessuno, ma che parte già con un punto di domanda.