Non sappiamo se Joe Mansueto abbia particolari competenze calcistiche.
Tuttavia, quando è venuto a Lugano, prima che iniziasse la nuova stagione, ha
fatto chiaramente capire che le partite le guarda. E alcune sue osservazioni
sulla posizione in campo di Bottani (e non solo) fanno anche pensare che abbia
un’idea di ciò di cui si parla. Una cosa, però, è apparsa chiara, dai discorsi
che ci ha fatto: vale a dire che è uomo pratico, consapevole del non avere in
mano tutte le competenze per seguire, in prima persona, il proprio business
sportivo. E, per questo motivo, si circonda di collaboratori i quali, invece,
queste competenze le hanno. E la sensazione, a naso, visti anche i successi
personali nelle proprie attività economiche, e che abbia una particolare abilità
nel sceglierli.
Martin Blaser è uno di loro. Non è uomo di campo, anche se capisce di
calcio molto di più di quanto voglia far credere: ma è una scelta precisa
quella di non interferire negli ambiti dove sono altri ad agire. E così, a
parlare di calcio giocato sono solo Croci Torti e Da Silva. S’intuisce,
ovviamente, che anche lui visioni i giocatori su Wyscout prima di dare
il proprio assenso alle trattative: ma questo fatto, nella narrazione a uso
addetti ai lavori e tifoseria, non viene mai fuori. Scelta precisa: ma, per
esempio, nella decisione di affidare, lo scorso anno, la panchina della Prima
squadra a Mattia Croci Torti, nonostante ci fossero spinte per fare arrivare
altri, c’è stato soprattutto lui. Così come in quella di esonerare Abel Braga,
un monumento del calcio brasiliano e non solo. Che ha dimostrato di essere
ancora un uomo vincente non appena rimesso piede in Brasile, tra l’altro. Ma
qui sta la forza di chi sa prendere decisioni che, a primo avviso, appaiono
controcorrente. E, al di là di ciò che ha fatto Braga, a noi interessa di più
quello che abbiamo visto (e vediamo) a Lugano. E diremmo che la scelta è stata
azzeccata.
Joe Mansueto ha quindi deciso che Martin Blaser può essere l’uomo giusto
per risollevare le sorti dei Chicago Fire nella MLS. Sfida difficile e
intrigante: il dirigente ex Basilea ha una grande conoscenza dell’ambiente del
calcio elvetico, delle sue potenzialità di sviluppo anche economico, come ha
dimostrato nelle sue uscite pubbliche. L’uomo d’affari statunitense è però
convinto che possa fare un lavoro egregio anche alla casa madre dove, come
sappiamo, ci sono delle difficoltà, dal punto di vista sportivo. Ce la farà?
Noi glielo auguriamo, ovviamente: prima di tutto perché, in Ticino, ha fatto un
grandissimo lavoro (non va dimenticato quanto ci abbia messo in tutta la fase
di approvazione del progetto stadio, forse la sua più grande vittoria). E poi,
perché i successi di Chicago avranno un rimbalzo positivo anche in Svizzera.
Martin Blaser, per ora, manterrà comunque un ruolo anche in Ticino: del
resto, le moderne tecnologie lo consentono. Potrà anche contare su uomini
scelti da lui, alcuni dei quali (Michele Campana per dire, ma non solo) scelti
dalla gestione Renzetti. Era stato proprio il Pres, nei giorni seguenti
alla cessione, a invitare i nuovi arrivati a non smantellare la squadra già
esistente: un gruppo di lavoro che aveva, tra le altre cose, messo in piedi due
campagne europee con la necessità di giocare le partite casalinghe in Svizzera
interna, e una finale di Coppa svizzera a Zurigo. L’intelligenza di averlo
ascoltato è stato uno dei suoi primi atti da dirigente: e il traguardo
raggiunto da Michele Campana all’interno della SFL è la prova che sia lui che
Renzetti avevano ragione.
E adesso? Affaire à suivre, come si dice in questi casi. Ma concedeteci di
avere fiducia in Joe Mansueto e nello stesso Blaser, vale a dire in due persone
che i collaboratori li sanno scegliere. C’è un progetto a lungo termine, uno
stadio da costruire, una squadra che, settimana dopo settimana, cresce e si
consolida. Le promesse, sinora, sono state mantenute. E quindi, dobbiamo
ritenere che la continuità verrà garantita. In campo e fuori.