Il
Manchester United è al suo ennesimo “anno zero”. I soldi non
mancano e sono stati spesi. Campagne acquisti faraoniche. Ma niente
risultati. Fallimento è la parola che definisce le sue ultime
stagioni. Mentre il City vola e viene considerata la migliore squadra
del mondo. Scenari cupi.
Per
ripartire la dirigenza ha puntato sull'olandese Erik Ten Hag. Un
azzardo: il modello Ajax fuori dai suoi confini, molto spesso, non
funziona. Illude e rimane nella dimensione della promessa che
evapora. Ma forse lo United sta svoltando. Nell'ultima partita ha
sconfitto per 2 a 0 l'ambizioso Tottenham di Antonio Conte. Una
partita dominata.
C'è
chi dice no. Al minuto 90 Cristiano Ronaldo non gradendo lo
spettacolo, si è alzato dalla panchina e si è diretto verso gli
spogliatoi. Come a sottolineare che senza di lui non conta. Se avesse
potuto avrebbe preso tutti i palloni e li avrebbe portati con sé.
Una lesa maestà non la si subisce senza reagire. È lui il
protagonista, il resto è puro contorno, dettagli speciosi.
L'allenatore ha specificato che il comportamento del portoghese non
gli interessa.
Ronaldo
è tormentato, si sente dileggiato. I tifosi dei Red Devils lo
acclamano. E l'attaccante non si ritiene il passato. Non si
percepisce come un simulacro, come una parvenza di giocatore. Si
sente forte, capace di essere, ancora, decisivo.
Cosa connota una “squadra”? Lo spirito, l'afflato che unisce. La
solidarietà che diventa organica. Il singolo che sfuma la sua
individualità e si inserisce nel contesto.
E
CR7? È una sigla, tipica della “società dello spettacolo”. Un
marchio. Ronaldo è concentrato su se stesso. Lui si esibisce per i
suoi record. La sua è una legittimazione naturale. Si vive come un
consacrato alla grandezza. E ci crede. Reagisce platealmente poiché
è indignato, la panchina non gli appartiene, vuole stare in campo al
centro: gli spetta, è un diritto inalienabile.
È
l'Io, ma suona meglio Ego. È la struttura orientata al contatto e ai
rapporti con la realtà, sia interna che esterna. La deriva è
rappresentata: dall'egoismo; l'egotismo; l'egocentrismo.
Il
filosofo Pier Aldo Rovatti parla di un'epoca caratterizzata da
“Egosuari”. Hanno un ego abnorme, un'etica minima. Vivono per la
loro esclusiva rappresentazione e non sanno stare assieme agli altri.
E si glorificano.