CALCIO
La disciplina di Rolando
In panca zitto e muto, dunque, anche se non ti chiamassi Rolando (nome di fantasia...)
Pubblicato il 21.10.2022 08:37
di Giorgio Genetelli
Tu stai in panchina senza fare una piega, assumendo un’aria da Eastwood senza sigaro. Lascia che l’allenatore faccia le sue scelte senza che tu gli dia la soddisfazione di vedere che te la prendi. Tra l’altro, devi anche capirli gli allenatori: uomini soli che non giocano più e il cui confronto è solo con sé stessi, come gli arbitri, come i poliziotti, come i preti.
Tutte queste categorie chiuse costituiscono delle loro verità, e ci credono talmente tanto da convincersi che il mondo sia giusto così, a loro misura. Naturalmente, sono portati al comando imperioso, non si possono permettere ammutinamenti, e quindi tu stai in panchina, caro Rolando (nome di fantasia, n.d.r.), muto e imperscrutabile, ti conviene, fidati.
Anche se sei o ti ritieni il migliore, non serve a nulla che picchi i piedi, sferri pugni all’aria o peggio te ne vai prima della fine della partita: l’allenatore ti punirà seguendo le sue personali tavole della legge. Chiaro che se poi gli servissi, tornerà sui suoi passi alla velocità del lampo, magari chiedendoti di parlare in pubblico su quanto sia bello il rapporto tra te e lui, che la maglia, che la gloria del club e che qua e che là.
Ricorda anche che i dirigenti, seppur impegnati nel bilancio e dediti ai tuffi nel deposito di monete, sosterranno l’allenatore fino al suo licenziamento improvviso e anticipato, permeato di parole luttuose anch’esse in stile cinematografico, ma dovute.
Stai in panca zitto e muto, dunque, anche se non ti chiamassi Rolando, anche se quelli che giocano ti sembrassero tutti impediti. Fai inviperire l’allenatore con la tua imperturbabilità che non si può punire, e ricorda che anche lui ha dei dubbi, seppur pochi e forse solo relativi al quattro quattro due e magari non ti conosce neanche bene perché sono solo vent’anni che sei in giro.