CALCIO
"L'affetto dei tifosi granata è indimenticabile"
Parla David Sesa, ex tecnico del Bellinzona, ora alla guida del Rapperswil
Pubblicato il 22.10.2022 07:15
di Enrico Lafranchi
 Davide Sesa sta facendo un pieno di simpatia a Rapperswil. Era stato così anche a Bellinzona: “Tra l’altro il Ticino a me piace moltissimo. È una regione fantastica dove si vive bene, non avevo dubbi che mi sarei trovato a mio agio. Bellinzona è anche una bella città, la gente è simpatica, i tifosi molto calorosi”. Ora David lavora a due passi da Zurigo (dove abita ed è calcisticamente nato) e anche lì si trova divinamente: “Praticamente mi sono ritrovato a casa, mi preme però sottolineare che anche a Bellinzona ho stretto tante mani…”. In quei pochi mesi trascorsi al Comunale è effettivamente stato capace di andare in mezzo ai tifosi (lo aspettavano a fine partita sul piazzale dello stadio).
Un rapporto franco, leale. Anche i risultati parlano a suo favore:
“Nelle cinque partite disputate abbiamo totalizzato 7 punti, niente male. Penso di avere fatto il mio dovere, è vero che le due sconfitte con lo Stade Losanna e l’Aarau ci hanno un po’ ‘bruciato’ ma questo è il calcio, è la Challenge League. Il Vaduz è andato a battere lo Stade Losanna 5 a 1, una settimana fa ne aveva segnate 4 all’Aarau, per non dire del Wil che ha incassato 5 reti proprio dal Bellinzona…”.
Vero, il campionato quest’anno oltre a risultati per certi versi clamorosi è molto equilibrato tanto vero che a parte lo Xamax anche i ragazzi di Mangiarratti (7 punti nelle ultime tre uscite) possono ancora sperare di inserirsi in zona promozione.
David, parliamoci francamente: hai lasciato il “Belli” in serenità?
“Sì, perché ero convinto che avrei potuto fare bene. Il calore, l’affetto della gente mi hanno fatto molto piacere. Fare calcio prima di ogni altra cosa è divertirsi e lavorare in assoluta serenità”.
È andata come è andata, ti è dispiaciuto?
“Certamente, Bellinzona è veramente una bella piazza. In Ticino è la più calorosa, lo sapevo già da anni. Non solo per i tifosi che vanno alle partite, la gente è molto attaccata alla squadra. Mi auguro che l’ACB possa restare a lungo nell’élite del calcio svizzero: lo merita per davvero”.
Che cosa ti ha colpito dei tifosi granata?
“La loro positività, non ci hanno mai contestato anche quando abbiamo perso. Sempre molto educati anche negli stadi d’oltre Gottardo”.
Qualcosa che invece ti ha contrariato?
“Mah… magari il fatto che dopo essere rientrati vittoriosi da Yverdon ci è stato imposto il silenzio stampa. Peccato perché i tifosi vogliono sapere come è stata la partita anche quando le cose vanno bene”.
Col “Rappi” stai facendo “meraviglie”:
“Non esageriamo… Sono contento, ho trovato anche qui un bell’ambiente. Ho preso in mano la squadra con 0 punti dopo due partite. Adesso siamo sesti a quota 22 un punto in meno dello Stade Nyonnais che è terzo (il Rapperswil ha battuto il Chiasso 1-0, gol del bomber Konan – 7 centri – e una settimana prima aveva steso i vodesi a Nyon con un poker, ndr)”.
Ambizioni?
“Le ambizioni ci sono tutte, naturalmente per salire di categoria sono tante le cose che devono girare per il giusto verso. Il campionato è molto lungo, però tenteremo di sicuro la scalata alla Challenge League”. (Il “Rappi” ha risorse societarie non indifferenti, può vantarsi anche di un bellissimo Centro sportivo, il Grünfeld di Jona, ndr)”.
Da buon zurighese come spieghi i flop dello Zurigo campione svizzero?
“Il calcio spesso è strano… Lo Zurigo ha perso tre giocatori fondamentali: Doumbia è partito per Lugano, Ceesay è andato a Lecce, e pure Gnonto ha lasciato la squadra. Poi c’è anche da dire che per la squadra di Canepa è stata un’annata in cui tutto girava al top. Ho visto qualche partita, qualcuna l’ha vinta magari anche con un pizzico di fortuna. C’è stato un buon mix di tutto, forse lo Zurigo ha anche approfittato dell’anno no di Young Boys e Basilea…”.
Un simile tonfo ha però dell’incredibile:
“Di vederlo all’ultimo posto in questa prima fase di campionato
(addirittura con la metà dei punti del neopromosso Winterthur, ndr) in effetti non se lo aspettava nessuno. Ci si poteva immaginare uno Zurigo da terzo o quarto posto, non certo da decimo. Ha comunque una rosa di giocatori che possono permettergli di guadagnare diverse posizioni, me lo auguro”.
Non c’entra il cambio di allenatore?
“Breitenreiter aveva fatto benissimo, per Foda il fatto di prendere in mano la squadra che aveva vinto il campionato ma che aveva perso dei giocatori importanti non è stato sicuramente facile. Chiaro però che la colpa non è sempre dell’allenatore, per vincere ci vogliono tante componenti che devono funzionare al massimo: società, staff, allenatore, giocatori”.
Parliamo, per chiudere, di qualcuno che da giocatore in Italia è arrivato in alto. Giornali d’epoca ti giudicavano un ‘big’. La domanda è semplice quanto banale: Lecce o Napoli?
“Sono andato in forza al Lecce dopo avere lasciato il Servette (4 anni). Ritengo quel periodo il più felice della mia carriera. In quegli anni il livello del calcio italiano era altissimo, la serie A di oggi è un po’ cambiata… Ho giocato due anni sia col Lecce che con il Napoli, i due trascorsi all’allora San Paolo non sono però stati dal punto di vista dei risultati così esaltanti come quelli in giallorosso. Ci sono dei momenti in cui non tutto va bene, fa parte del gioco. Vedi quanto sta succedendo al FCZ (David chiude questa simpatica telefonata ridendo)…”.