Davide Sesa sta facendo un
pieno di simpatia a Rapperswil. Era stato così anche a Bellinzona: “Tra
l’altro il Ticino a me piace moltissimo. È una regione fantastica dove si vive
bene, non avevo dubbi che mi sarei trovato a mio agio. Bellinzona è anche una
bella città, la gente è simpatica, i tifosi molto calorosi”. Ora David lavora a
due passi da Zurigo (dove abita ed è calcisticamente nato) e anche lì si trova
divinamente: “Praticamente mi sono ritrovato a casa, mi preme però sottolineare
che anche a Bellinzona ho stretto tante mani…”. In quei pochi mesi trascorsi al
Comunale è effettivamente stato capace di andare in mezzo ai tifosi (lo aspettavano
a fine partita sul piazzale dello stadio).
Un rapporto franco, leale. Anche
i risultati parlano a suo favore:
“Nelle cinque partite
disputate abbiamo totalizzato 7 punti, niente male. Penso di avere fatto il mio dovere, è vero
che le due sconfitte con lo Stade Losanna e l’Aarau ci hanno un po’ ‘bruciato’ ma
questo è il calcio, è la Challenge League. Il Vaduz è andato a battere lo Stade
Losanna 5 a 1, una settimana fa ne aveva segnate 4 all’Aarau, per non dire del
Wil che ha incassato 5 reti proprio dal Bellinzona…”.
Vero, il campionato quest’anno oltre a risultati per certi versi clamorosi è molto equilibrato tanto vero che a parte lo Xamax anche i ragazzi di Mangiarratti (7 punti nelle ultime tre uscite) possono ancora sperare di inserirsi in zona promozione.
Vero, il campionato quest’anno oltre a risultati per certi versi clamorosi è molto equilibrato tanto vero che a parte lo Xamax anche i ragazzi di Mangiarratti (7 punti nelle ultime tre uscite) possono ancora sperare di inserirsi in zona promozione.
David, parliamoci
francamente: hai lasciato il “Belli” in serenità?
“Sì, perché ero convinto che
avrei potuto fare bene. Il calore, l’affetto della gente mi hanno fatto molto
piacere. Fare calcio prima di ogni altra cosa è divertirsi e lavorare in
assoluta serenità”.
È andata come è andata, ti
è dispiaciuto?
“Certamente, Bellinzona è
veramente una bella piazza. In Ticino è la più calorosa, lo sapevo già da anni.
Non solo per i tifosi che vanno alle partite, la gente è molto attaccata alla
squadra. Mi auguro che l’ACB possa restare a lungo nell’élite del calcio
svizzero: lo merita per davvero”.
Che cosa ti ha colpito dei
tifosi granata?
“La loro positività, non ci hanno
mai contestato anche quando abbiamo perso. Sempre molto educati anche negli
stadi d’oltre Gottardo”.
Qualcosa che invece ti ha
contrariato?
“Mah… magari il fatto che
dopo essere rientrati vittoriosi da Yverdon ci è stato imposto il silenzio
stampa. Peccato perché i tifosi vogliono sapere come è stata la partita anche
quando le cose vanno bene”.
Col “Rappi” stai facendo “meraviglie”:
“Non esageriamo… Sono contento,
ho trovato anche qui un bell’ambiente. Ho preso in mano la squadra con 0 punti dopo
due partite. Adesso siamo sesti a quota 22 un punto in meno dello Stade
Nyonnais che è terzo (il Rapperswil ha battuto il Chiasso 1-0, gol del bomber
Konan – 7 centri – e una settimana prima aveva steso i vodesi a Nyon con un
poker, ndr)”.
Ambizioni?
“Le ambizioni ci sono tutte,
naturalmente per salire di categoria sono tante le cose che devono girare per
il giusto verso. Il campionato è molto lungo, però tenteremo di sicuro la
scalata alla Challenge League”. (Il “Rappi” ha risorse societarie non
indifferenti, può vantarsi anche di un bellissimo Centro sportivo, il Grünfeld
di Jona, ndr)”.
Da buon zurighese come
spieghi i flop dello Zurigo campione svizzero?
“Il calcio spesso è strano…
Lo Zurigo ha perso tre giocatori fondamentali: Doumbia è partito per Lugano,
Ceesay è andato a Lecce, e pure Gnonto ha lasciato la squadra. Poi c’è anche da
dire che per la squadra di Canepa è stata un’annata in cui tutto girava al top.
Ho visto qualche partita, qualcuna l’ha vinta magari anche con un pizzico di
fortuna. C’è stato un buon mix di tutto, forse lo Zurigo ha anche approfittato
dell’anno no di Young Boys e Basilea…”.
Un simile tonfo ha però
dell’incredibile:
“Di vederlo all’ultimo posto
in questa prima fase di campionato
(addirittura con la metà dei
punti del neopromosso Winterthur, ndr) in effetti non se lo aspettava nessuno.
Ci si poteva immaginare uno Zurigo da terzo o quarto posto, non certo da
decimo. Ha comunque una rosa di giocatori che possono permettergli di guadagnare
diverse posizioni, me lo auguro”.
Non c’entra il cambio di
allenatore?
“Breitenreiter aveva fatto
benissimo, per Foda il fatto di prendere in mano la squadra che aveva vinto il
campionato ma che aveva perso dei giocatori importanti non è stato sicuramente
facile. Chiaro però che la colpa non è sempre dell’allenatore, per vincere ci
vogliono tante componenti che devono funzionare al massimo: società, staff,
allenatore, giocatori”.
Parliamo, per chiudere, di
qualcuno che da giocatore in Italia è arrivato in alto. Giornali d’epoca ti giudicavano
un ‘big’. La domanda è semplice quanto banale: Lecce o Napoli?
“Sono andato in forza al Lecce
dopo avere lasciato il Servette (4 anni). Ritengo quel periodo il più felice
della mia carriera. In quegli anni il livello del calcio italiano era
altissimo, la serie A di oggi è un po’ cambiata… Ho giocato due anni sia col
Lecce che con il Napoli, i due trascorsi all’allora San Paolo non sono però
stati dal punto di vista dei risultati così esaltanti come quelli in giallorosso.
Ci sono dei momenti in cui non tutto va bene, fa parte del gioco. Vedi quanto
sta succedendo al FCZ (David chiude questa simpatica telefonata ridendo)…”.