CALCIO
Bentornato mister Aeby
L'ex tecnico del Bellinzona ha accettato la sfida di allenare il Bienne
Pubblicato il 25.10.2022 07:09
di Enrico Lafranchi
In quella che ricordiamo come la “ville de l’avenir” per avervi abitato negli anni Sessanta i nostri ricordi sono ovviamente legati allo stadio della Gurzelen, teatro di grandi battaglie (l’ultima, probabilmente, quella che ha visto il Bellinzona dell’indimenticabile Peter Pazmandy, conquistare la promozione nella massima divisione. Oggi i biennesi usufruiscono di uno stadio straordinariamente bello ed accogliente (negli anni sono cresciuti come funghi in tutta la Svizzera, salvo in Ticino dove c’è una squadra che in caso di promozione - traguardo mirato - dovrebbe giocare in trasferta tutte le partite). Ma non è che ci vogliamo soffermare sulla Tissot Arena in cui ha la fortuna di giocare il Bienne, club dal passato glorioso, un po’ come quello del Bellinzona – campione svizzero nel 1947, l’anno prima del titolo vinto dall’ACB di Otto Scerri - ah, che tempi!).
La nostra attenzione è focalizzata sul cambio di allenatore che il presidente Dietmar Faes è stato costretto, bon gré mal gré, a mettere in atto dopo il catastrofico campionato dei seeländer iniziato con tre sconfitte di fila e altrettante dopo i primi 3 punti ottenuti battendo lo Zurigo II (andato in tilt da quando Genesio Colatrella è stato chiamato sulla panchina della prima squadra). Faes, seppure a malincuore, ha dovuto dare una scossa alla panchina. E sapete a chi si è rivolto? A una nostra vecchia conoscenza! Si tratta di Jean-Michel Aeby, allenatore serio e preparato (nessuno, crediamo, lo ha mai messo in dubbio), che dopo essere partito da Bellinzona era rimasto senza lavoro. Non sono stati mesi tranquilli e sereni per il ginevrino cui va dato atto del coraggio nell’assumersi la responsabilità tecnica di una squadra alquanto spenta o comunque in difficoltà (è penultima in classifica). Per l’ex granata rimanere fuori a lungo dalla ‘mappa’ del calcio sarebbe stato rischioso. A Bellinzona è stato amato e considerato, aveva lasciato la squadra perché, come ebbe a dire ai media romandi, si sentiva le “mani legate”. In ogni caso aveva lasciato il segno nella tifoseria: “Non credo di essere romantico e tanto meno retorico dicendo che l’ambiente dello stadio era fantastico: sugli spalti c’era un gruppo di ragazzi che sventolavano bandierine al suono di tamburi, dalla tribuna venivamo rincuorati calorosamente. Non era il tifo degli anni in cui avevo giocato (quelli di Pazmandy, indimenticabili anche per lui, ndr) però lo ‘sentivamo’: era qualcosa di festoso, direi anche affettuoso…”. In casa Tissot lo attende molto lavoro, la sua speranza è che la squadra che gli è stata affidata (vi gioca François Affolter, da ultimo a Chiasso, ndr) possa acquistare nel tempo una mentalità da professionisti, cosa non del tutto evidente dati i tempi che corrono. Non va dimenticato che anche il Bienne, come il Bellinzona, è reduce da un fallimento.
Jean-Mich, contento di avere recuperato una panchina? 
“Certamente, lavorare al giorno d’oggi è importante. Molto importante”.
Che squadra hai trovato? 
“Prima di tutto un’infrastruttura stupenda (allude alla Tissot Arena, ndr). La squadra fa fatica, me l’aspettavo. C’è tantissimo da lavorare”.
Com’è andata finora? 
“L’ho presa in mano tre settimane fa. Abbiamo vinto contro l’YF Juventus e pareggiato col Baden. Sabato invece abbiamo perso dal Kriens”.
Che cosa non funziona al top?
“Giochiamo magari un calcio magnifico per 10/20 minuti, poi se prendiamo un gol andiamo in difficoltà. Ci manca fiducia e anche un po’ di fortuna. Col Baden (1-1) avremmo potuto vincere”.
La cosa che ritieni più importante? 
“Poter lavorare in un ambiente sereno e tranquillo. E soprattutto ‘sentire’ la fiducia della gente che ti sta attorno, il rispetto della società”.
Il calcio che cosa è per te oltre a un ‘mestiere’? 
“È la mia passione! Un’esplosione di gioia per una vittoria e magari di pianto per una sconfitta…”. 
Lo attende un compito difficile, quello di cementare l’amalgama di una squadra che nonostante parecchi punti interrogativi vuole ambire a tornare in Challenge League. Un obiettivo probabilmente ‘vietato’ quest’anno ma al quale il presidente Faes, molto ambizioso, sicuramente non rinuncerà. Speriamo riesca a centrarlo con Aeby che a Bienne ci era già stato nella stagione 2014-15. In parte giocata alla nuovissima Tissot Arena, in parte alla Gurzelen… La cara vecchia Gurzelen degli Antonio Merlo, Gérard Lusenti, Jupp Derwall, Hans-Otto Peters, Robert Ballamann… e di Roland Weidle, l’unico straniero del Bellinzona di Pietro Canavesi presidente e Milovan Beljin allenatore.
(Jean-Michel Aeby nella foto Zocchetti)