Scoprendo Balotelli si arriva tardissimo, per via di treni
scollegati. Le corse affannate nelle stazioni sono di massa, i nomi quasi
esotici: Olten, Sursee, Zofingen. Anche Balotelli sembra sempre in ritardo,
alto e robusto nel cerchio di centrocampo, che per schivarlo bisogna andare per
vie traverse. Eppure, in quel suo modo svagato e teso, il centravanti
(fintissimo) del Sion ha contribuito al casino che ha coinvolto il famigerato
centrocampo dello Young Boys. E per poco i vallesani non portano a casa il
bottino grosso grazie a un calcio di rigore trasformato proprio da Balotelli,
con annessa esultanza da baobab. Ma non è niente in confronto alla difesa del
pallone da fermo, contro due o tre che tentavano di aggirarlo e poi si facevano
beffare da due finte in un metro quadrato. Che talento il Marione. A scatenare
contropiede che poi non segue e i compagni sciupano. Un talento sempre fuori
tempo e spazio: quando il Sion è in avanti lui è indietro, quando il Sion è
indietro lui è perennemente in potenziale fuorigioco. Eppure è il cuore del
gioco, con lui la squadra vallesana è una scatola inviolabile e gli avversari
si intimidiscono.
Perfino la panchina ne è soggiogata. A un certo punto un
compagno, Stoijkovic, viene richiamato dal warm-up, si toglie la casacca ed è
pronto a entrare al posto suo, già il numero 45 brilla sulla lavagnetta. Lo
guardo e vedo che lui fa finta di niente e allora Constantin figlio corre dal
quarto uomo e gli dice che no, il cambio non si fa. La riserva si rimette la
pettorina, Balotelli rimane in campo bello piantato per altri cinque minuti e
poi fa cenno che okay, ora se la sente di uscire. E finalmente il pubblico
bernese che fino a lì lo aveva fischiato e dileggiato, per la tremenda paura
che incute, libera un sospiro e qualche timido applauso quando Balotelli esce a
passettini, sorridendo, oh, finalmente.
Super Mario è sempre lui e, sapendo di fare molto male ai
tifosi azzurri, un gol alla Macedonia l’avrebbe segnato di sicuro, anche da
fermo, anche da metà campo.