CALCIO
"Il pennello dell'artista lo si riconosce..."
Il presidente del Locarno parla della tribuna, del pubblico e di un aiuto indispensabile
Pubblicato il 26.10.2022 08:21
di Enrico Lafranchi
Raggiunto l’obiettivo Seconda Lega, il Locarno non è certo intenzionato a fermarsi. Sta disputando un ottimo campionato, è primo in classifica, seppure con una gara in meno, vanta il migliore attacco e la migliore difesa. Punta (logicamente) a una nuova promozione. La squadra è in possesso di un gioco essenziale e incisivo: a suon di reti, 4 al Cadenazzo, 5 all’Agno, 6 al Rapid, 7 al Morbio. Andreas Becchio con 8 sigilli ne è il capo-cannoniere: Angelo Renzetti gongola! Alla base di questi risultati c’è indubbiamente un’efficiente struttura societaria. Per contro a livello di infrastrutture lasciano un po’ a desiderare le condizioni della tribuna. Sarebbe tempo e ora che la città del Festival ne sistemi il tetto, devastato – come si ricorderà – da una tromba d’aria nel settembre di un anno fa. Il presidente però non se la prende più di tanto, sicuramente l’impianto verrà sistemato, c’è da sperare prima che la società dia fiato a una giustificata protesta. Un altro suo cruccio è la scarsità di pubblico alle partite. Due ‘problemi’ che stanno molto a cuore a Cavalli, problemi in palese contrasto con il grande affiatamento sul piano umano che si respira nella società che sta dando ottimi frutti anche nella conduzione tecnica della squadra. I tifosi, tanto per capirci, dovrebbero essere memori del glorioso passato delle bianche casacche, rispettivamente essere riconoscenti nei confronti di chi oggi dà corpo e anima e non lesina sacrifici e soldi per il rilancio di un sodalizio venutosi a trovare in gravi difficoltà. Anche il Municipio (il FC Locarno vanta un fiorente settore giovanile) dovrebbe essere più sensibile a certe problematiche! D’accordo che al Lido al momento non scendono più squadre dalla Svizzera interna, però non è un bel vedere…
Presidente, partiamo proprio da queste note dolenti, dalla tribuna per cominciare:
“È sempre un po’ triste vedere questa copertura provvisoria. Oltretutto è trascorso più di un anno. Direi che è giunto il momento di metterla a posto!”.
Anche gli spalti lasciano a desiderare, qual è il motivo?
“Purtroppo abbiamo relativamente pochi spettatori. Chiaro che la concorrenza del calcio internazionale (…) e di quello regionale è indubbia. Però la qualità del nostro gioco è piacevole, alle partite ci si diverte. Per me è quasi più un appagamento vedere giocare i Pelloni, Martignoni, Becchio… che non il risultato finale (il Locarno è tuttora imbattuto, ndr): ogni partita è costellata di belle azioni e di bellissimi gol. Siamo una squadra che emoziona ancora!”.
Il problema del pubblico non è nuovo ed è anche di tante altre squadre:
“Certo, c’era già in passato (ai bei tempi di Stefano Gilardi, ndr). Vorrei però dire che il nostro stadio al di là dello stato della tribuna è accogliente. Inoltre il Lido è un quartiere sportivo per eccellenza: basta attraversare la strada, c’è di tutto e di più, anche per le signore… Poi la bellezza del lago, non per caso i turisti ne restano incantanti, sono affascinati”.
Non ha una ‘ricetta’ per fare tornare i tifosi allo stadio?
(Ride)“Eh no, non posso mica obbligare le persone a venire a vederci…”.
A che cosa è dovuta secondo lei questa scarsa partecipazione?
“Non penso che la disaffezione sia una questione di contestazione come altrove (…), è piuttosto causa di un marcato disinteresse. In zona non c’è solo il Locarno, ci sono l’Ascona, il Losone, una miriade di squadre… E non è che giochino due o tre livelli sotto, sono lì come noi o appena sopra. Intendo dire che la concorrenza è tantissima. A dire il vero il campionato di Terza ci portava più pubblico. In Seconda quando giocheremo con il Novazzano, il Balerna e il Castello posso immaginarmi quanti tifosi arriveranno dal Mendrisiotto”.
L’affluenza ideale per il Locarno?
“Vorrei almeno 500 spettatori a partita. Se penso ai 1300 che ci sono stati con il Ravecchia mi viene un formicolio alla schiena…”.
Veniamo al campionato: la lotta è avvincente, il vostro cammino sin dalla ripartenza è sempre stato lineare. L’ambizione è di salire subito di un altro gradino?
“L’ambizione ce l’hanno tutti, ma non basta per vincere i campionati. Ci vuole organizzazione, fortuna… Sì, l’ambizione c’è sempre, ci mancherebbe altro…”.
La quadratura del cerchio l’avete trovata subito:
“Ammetto che abbiamo avuto aiuti nell’allestire la squadra. Il pennello dell’artista lo si riconosce…”.
Allude a Renzetti?
“Non c’è niente da… nascondere! Parlo di un amico che ci è molto vicino, ci dà dei consigli utili, eccellenti. Angelo è una persona molto pratica, dà sempre le indicazioni, i suggerimenti giusti. Certi nomi ce li ha fatti lui, permettendoci poi di allacciare i contatti e concludere le trattative. Parlo di quei giocatori che sul campo fanno la differenza. È un dato di fatto”.
Siamo arrivati al nocciolo della questione: avere convinto Becchio a mollare il Paradiso, ha suscitato un gran baccano in casa Caggiano:
“Me ne sono reso conto. Avrebbe fatto arrabbiare anche me vedermi portare via un giocatore come Becchio! È un ottimo giocatore, sono sicuramente in tanti ad invidiarcelo. È un attaccante coi fiocchi, un elemento di peso. Non solo, Andreas è anche una bravissima persona. Tanto per non parlare sempre di calcio, è un po’ il “moroso” per la figlia che tutti i papà vorrebbero avere…”. Noi aggiungiamo: Becchio (oggi trentenne) ha il grosso merito di avere ricominciato caparbiamente una nuova carriera, dopo il grigiore in cui lo aveva fatto piombare anni fa Della Casa, da giovanissimo, a Chiasso".  
Parliamo di un bomber capace di mandare in tilt tutte le difese:
“Verissimo. E che gol! L’ultimo lo ha segnato nella drammatica partita contro il Melide al Pian Scairolo (sospesa per il grave infortunio toccato al giocatore Schittino, sarà rigiocata il 2 novembre, ndr). È stato un momentaccio per tutti i presenti, ad Andrea il FC Locarno invia auguri di pronta guarigione e un presto ritorno sui campi da gioco”.
(Foto Putzu)