Calcio
Quando la Curva detta la Legge
Durante Inter-Samp gli ultras costringono gli spettatori ad abbandonare lo stadio
Pubblicato il 01.11.2022 07:08
di Angelo Lungo
Si dovrebbe parlare della forza del Napoli, del ritorno dell'Inter, della caduta del Milan. Ma il calcio italiano è incapace di cambiare. Il peggio lo ricerca, lo insegue e lo manifesta. Lo scempio è capitato a Milano. La città più europea della Penisola, quella capace di correre attraverso i tempi, quella che non conosce crisi. La capitale economica-finanziaria dell'ottava potenza mondiale.
I fatti sono tristemente noti: si gioca Inter-Samp, all'improvviso la Curva Nord, che conta la presenza di circa ottomila spettatori, prima tace e poi si svuota. Omaggia un suo ex capo ultras, che non poteva assistere alla partita della sua squadra, appena ucciso davanti alla sua abitazione.
Grazie ai social numerose testimonianze hanno chiarito quanto accaduto. I “capi” del settore, robusti e decisi, poco inclini alle discussioni, orgogliosi della loro forza, hanno inviato dei ragazzini informando che si dovevano abbandonare gli spalti. I contrari sono stati convinti con minacce.
Il fatto è gravissimo e inquietante. La questione riguarda l'ordine pubblico e una mentalità tipica di molti stadi.
Nella Curva dell'Inter comandano gli ultras (50, 60 persone?), lo Stato non esiste, il club deve sottomettersi. Ultras che, in base ai loro codici e alle loro ferree regole, decidono che migliaia di persone devono lasciare i loro posti.
Lo stadio che diventa un territorio franco, dove la legge è sospesa, dove una sparuta minoranza spadroneggia, detta comportamenti e riceve protezioni. Non vogliono controlli. Furbescamente esibiscono con orgoglio la purezza del tifo, sono i cultori dell'identità, sono i difensori strenui dei colori. Si sentono fieri. E tutto questo gli viene riconosciuto. Abili a propagandare la loro fede, secondo la loro versione, incontaminata, ricevono biglietti, organizzano feste, vendono materiale. La violenza fisica e morale non è forma: è sostanza.
Ora l'Inter riconosce il torto subito dagli “sfrattati”: Persone che si erano sobbarcate anche lunghe trasferte per assistere a una partita. E lasciate in balia dell'altrui e prepotente volontà.
Il neo ministro promette di intervenire, per ora indaga e vuole capire quanto successo.
Ma fosse solo la Curva. È mentalità corrente che allo stadio si può andare oltre. Tutto è ammesso e concesso. Non esiste il senso comune: sintomo di debolezza. Si può rivendicare. È una terapia: ci si sfoga liberamente al costo del biglietto.
Cosa cambierà? Niente. Le istituzioni si indigneranno pubblicamente, Figc e Lega rimarranno nel loro assordante silenzio, l'Inter cercherà di ridimensionare quanto successo. E i giocatori continueranno ad andare sotto la Curva: quando vinceranno; quando dovranno umiliarsi dopo una sconfitta. Il resto dello Stadio applaudirà la loro coreografia.
E lo spettacolo continua.