Diego
Pablo Simeone era un centrocampista “speciale”, la mediana era il
suo territorio esistenziale. La sua faccia lasciava trasparire
malinconia e tristezza, non di quelle che inibiscono, ma quelle che
promettono: lui sul campo avrebbe giocato fino all'ultimo, come se
non ci fossero altre partite da disputare. Testa sempre altra,
fierezza e orgoglio contro ogni avversario.
Poi
è arrivata la carriera da allenatore. La sua dimensione l'ha trovata
a Madrid, sponda Atletico. Sempre vestito di nero. Il colore, in
generale, esprime un pensiero, dietro c'è un'idea. Il nero è
considerato come l'insieme di tutti i colori. È profondità e
contrasto. Rimanda all'oscurità. Incita all'opposizione e alla
protesta.
Gli
spagnoli lo ingaggiarono nel dicembre del 2011. Iniziò una
“corrispondenza d'amorosi sensi” totale. Si instaurò un legame
saldo.
L'Atletico
languiva, non aveva nessun aspettativa. Lottava contro due giganti:
il Real e il Barcellona. Non osava ambire. Viveva della passione dei
suoi tifosi e di qualche vittoria strappata.
E
invece con l'argentino sono arrivati trofei e successi.
E
nacque il “cholismo”. Non inganni l'ismo. Si tratta di una forma
di ribellione popolare. L'obiettivo è abbattere l'ordine costituito
specie quando è forte e potente.
Il
dettame tattico segue chiare e precise regole: convincimento;
organizzazione difensiva; prevalenza dell'interesse collettivo
rispetto a quello individuale; gioco verticale; unità d'intenti;
esercizio della pazienza.
L'Atletico
è cresciuto, nuovo stadio, aumento degli introiti.
Ma
il calcio viaggia veloce. E all'improvviso tutto può cambiare. E il
giudizio sull'operato di allenatori e giocatori si basa solo e
soltanto sui risultati.
Simeone
ha uno stipendio che oltrepassa i venti milioni. I “colchoneros”
hanno operato una poderosa campagna acquisti. Ma il campo è stato
spietato: ultimi nel girone Champions; distacco di 9 punti, in
campionato, dal Real.
La
magia sembra svanita, i tifosi manifestano insoddisfazione.
In
un simile rapporto l'inizio è stato travolgente, poi è divenuto
felice, il rischio è che si tramuti in una lacerazione.