sci: tutti la tirano per la tuta e saltano sul carro
Lara dorata
Il clamoroso recupero empatico di Giorgio Genetelli verso Lara
Pubblicato il 19.02.2021 09:59
di Giorgio Genetelli
Lara Gut Behrami brilla come l’oro della sua medaglia e immediatamente tutti la tirano per la tuta e saltano sul carro, me compreso che per anni sono stato infastidito dal personaggio che si palesava nelle interviste e nei commenti, spesso veri e propri trabocchetti mediatici. Chiedo scusa a Lara per la mia sciocca intolleranza e non chiedo a nessuno di fare altrettanto. Non ho cambiato idea per due successi, ma è nel vedere questa giovane donna affrontare la sua vita da sciatrice che ne sono completamente affascinato, che riesco a vedere un sentimento nuovo e bello. I suoi drift, o derapage per dirla nella lingua alta di Libano Zanolari, hanno ribaltato i modernisti del carving e riportato in auge un modo di sciare dove la forza umana va oltre i materiali. Quanto mi piace.
La svolta nel mio clamoroso recupero empatico verso Lara è stato il documentario di Niccolò Castelli, Looking for sunshine, una specie di no comment applicato alla poesia pura e cruda della passione, della fatica e del dolore, per chiamare le cose con il loro nome. Un film senza voci fuori campo, senza domande, senza commenti: solo immagini e voci sommesse in presa diretta. Ossia tutto quanto permetta di cogliere l’essenza dell’immenso lavoro a cui è sottomessa Lara, vuoi per migliorare ogni dettaglio, vuoi per recuperare da un infortunio scioccante. O per riempire la sua vita.
Naturalmente, ora tutti la vogliono svizzera, tutti la vogliono italiana, tutti la elevano a ticinese, luganese, leventinese. Ma chi se ne frega. Lei, di scorza ruvida, non dà corda a nessuno di questi nazionalismi anacronistici, che pure sono esaltati in ogni competizione e in ogni cronaca. A me basta avere ritrovato una sciatrice alla quale appassionarmi e sarebbe anche giusto che a lei non importasse neanche questo. Importa a me.