Calcio
Playoff, una retromarcia che fa discutere
La decisione della Lega è controversa e suscita perplessità
Pubblicato il 11.11.2022 14:17
di Silvano Pulga
A scanso di equivoci, confermiamo quanto avevamo scritto lo scorso anno, prima ancora che iniziasse la discussione sulla riforma dei campionati in Svizzera: non ci piacevano i playoff, che riteniamo formula poco adatta al calcio o, perlomeno, ai tornei nazionali. Ci sono già le coppe, delle singole leghe e a livello continentale, che prevedono l’eliminazione diretta, con partita secca o di andata e ritorno. Si tratta di competizioni entusiasmanti, ça va sans dire: però, ovunque, i campionati sono strutturati con una formula che prevede che sia la regolarità l’elemento predominante, in modo da premiare la programmazione e le strategie di lungo periodo. Certo, le Coppe hanno un loro fascino, più vicino a chi pensa che il calcio debba, a volte, premiare anche chi sa osare o, più semplicemente, la grande prestazione isolata dal contesto. La storia di questo sport è piena di grandi exploit in tal senso, con coppe vinte da squadre sfavorite alla vigilia, in virtù di partite rimaste scolpite nella leggenda, dove Davide seppe sconfiggere Golia. Intendiamoci: è accaduto anche nei tornei nazionali, talvolta. Ma, va detto, molto più raramente. Tutto questo per dire che, probabilmente, il calcio non è ancora pronto, a nostro parere, per un turno di playoff che assegni il titolo. Non che non esistano in altri Paesi: nella vicina Penisola, per fare un esempio (ma ce ne sono altri, ovviamente), il campionato cadetto li prevede, per assegnare un posto nella massima serie, o per decidere chi relegare nel movimento semiprofessionistico. Ma, anche lì, chi arriva primo ottiene la promozione diretta, e all’ultima non vengono offerte scialuppe di salvataggio: anche per un torneo di livello inferiore, non ce la si è sentita di obbligare chi è arrivato primo nella stagione regolare a dover sottostare a una sfida dentro/fuori con chi è arrivato dietro, dopo mesi di partite andata e ritorno, dove tutti hanno incontrato tutti, in casa e trasferta. Si dirà che il “Si è sempre fatto così” è il primo grande nemico dell’innovazione. Ci diranno che il calcio è in crisi di spettatori, e che quello svizzero soffre tantissimo la concorrenza dei grandi tornei europei, soprattutto nella fascia giovanile. E i giovani sono il futuro. Verissimo. Per questo motivo, pur essendo scettici e contrari di principio a questa soluzione, avevamo accolto con curiosità questo esperimento, primo nel suo genere in Europa, per vedere cosa sarebbe accaduto. E così ci è piaciuta poco la scelta di oggi della SFL. Ma, ancora meno, non ci è piaciuto l’atteggiamento della Lega, che è tornata sui propri passi dopo pochi mesi. Con tutte le critiche che si potevano fare, l’idea era passata, in primavera, a maggioranza larghissima. Vero che, dopo, c’è stata un’importante raccolta di firme in Svizzera interna, così come è vero che ci sia stata una secca presa di posizione di personaggi che, nel calcio svizzero, contano tanto. Però, tornare indietro non è stato un bel segnale. Chi sosteneva il progetto lo ha fatto con motivazioni serie. Non ha raccolto firme a sostegno della propria posizione (non aveva senso, visto che il progetto era in essere), ma in gioco c’era la credibilità del calcio svizzero. Ecco, oggi, secondo noi, hanno perso tutti. Non sapremo mai, infatti, se i playoff avrebbero ottenuto il risultato sperato di avvicinare tanti giovani al calcio del Paese di appartenenza, al netto del tifo per la Nati. Non potremo mai toccare con mano se sarebbe stata una novità poco seguita o meno. Insomma, si può sempre tornare indietro: ma farlo così è sicuramente il modo peggiore. E il calcio di club di casa nostra di tutto aveva bisogno, tranne che di una perdita di credibilità. Perché quella, invece, dopo questa retromarcia, è sicura.