Rieccomi a scrivere di disco su ghiaccio dopo la pausa COVID
toccata all’Ambrì-Piotta e la mia pausa… carnevale. Festeggiato al meglio il
carnevale che non c’è stato, sempre nel pieno rispetto della sicurezza e delle
disposizioni, mi verrebbe voglia di chiedere: “ma quando torna a giocare
l’Ambrì?”.
Scherzi a parte, quest’ultimo periodo continua a essere preoccupante.
Come già detto più volte, siamo di fronte a una squadra che sembra essere la
fotocopia di Dr. Jeckyll e Mr. Hyde. E non sto parlando di una metamorfosi che
si palesa tra una partita e l'altro di campionato ma bensì durante la stessa partita. Tra un tempo e l'altro.
Chiara dimostrazione ne sono le sfide con Davos e Friburgo,
in cui la squadra ha avuto bisogno di essere pesantemente sotto nel punteggio prima
di mostrare una parvenza di reazione. Che purtroppo non è bastata.
È vero che in questa stagione la nostra squadra del cuore ci
ha abituato alle montagne russe fra partite che ti scappa un “wow” e altre che
mastichi amaro. Tuttavia questo passaggio appare molto simile a una involuzione
che speriamo trovi presto la sua conclusione, anche perché i recenti risultati del
Berna, che sembra in crescita, mettono di nuovo a rischio la nostra partecipazione ai playoff (o preplayoff che siano).
Come dice Cereda: “ricordiamoci sempre da dove veniamo e quale
sia la nostra identità”. Il problema che al momento attuale è che non si
capisce bene dove la ciurma del nostro condottiero stia andando.
E prendendo pure per buona la giustificazione del Covid, che
sicuramente sta pesando nella testa e nelle gambe dei giocatori (ricordiamo che
anche i cugini ne soffrirono al loro rientro), è l’atteggiamento che deve
assolutamente cambiare.
Arriva il momento decisivo della stagione ed è quanto meno
doveroso lasciare un bel ricordo (e possibilmente nei libri di storia una partecipazione ai playoff) nella nostra mitica e insostituibile Valascia,
che seppur vuota, ha diritto di godersi prima della meritata pensione, un Ambrì
degno della sua storia e del suo nome.