INLINE HOCKEY
Il "Miracolo" del Malcantone
Ecco perché a volte nello sport si può andare oltre i propri limiti
Pubblicato il 22.11.2022 08:16
di Fausto Donadelli
Forse il paragone con la nazionale statunitense che vinse l’oro nelle olimpiadi del 1980 potrebbe sembrare esagerato ma non è così.
Si, perché signori miei, quello che ha fatto il Malcantone è veramente qualcosa di straordinario, motivo per cui ho deciso di scrivere questo pezzo: così che chiunque possa comprendere al meglio di cosa sto parlando.
Prima di tutto contestualizziamo lo sport ed il contesto.
Sport: inline hockey, ovvero hockey semplicemente non giocato sul ghiaccio, in cui si pattina con pattini in linea (in realtà nel gioco ci sono alcune differenze ma che per questo articolo poco contano).
Uno sport “minore”, definito tale in quanto non richiama lo stesso pubblico del più tradizionale hockey su ghiaccio, ma non per questo meno duro, tecnico e soprattutto emozionante.
Contesto: girone finale per il titolo nazionale con un derby tutto Ticinese che di per sé è stato già un evento storico per la LNA, in cui il Malcantone, per la prima volta in finale, si è trovato come avversario un più che blasonato Sayaluca (quest’anno vice Campioni d'Europa e vincitori della Coppa Svizzera giusto per citare un po’ di palmares).
Sayaluca che non ha mai perso in casa in tutta la sua storia contro il Malcantone e che da oltre quattro anni, in tutte le competizioni, ha sempre vinto ogni confronto.
Ecco, ora avete un’idea di come poteva essere lo stato d’animo dei “Boys” guidati da Kevin Schuler nel sapere di dover affrontare in finale il proprio “incubo”.
Ma, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare!
Serviva qualcosa capace di distogliere l’attenzione dalle esperienze passate, qualcosa capace di permettere a ciascun elemento del team (giocatori, staff, dirigenza) di essere coeso verso un unico obiettivo: vincere!
Una visione, un credo condiviso, così che ognuno potesse dare il massimo, senza restrizioni o limiti, imposti dalla pressione e da tutte quelle emozioni non adatte al contesto.
E quel qualcosa lo hanno costruito, scegliendo di dedicare parte del proprio tempo anche all’allenamento delle proprie emozioni e di conseguenza della propria mente, così che tutti gli ingranaggi potessero funzionare all’unisono senza alcuna interruzione.
Attenzione non fraintendetemi, la squadra c’era già, grazie al sacrificio, agli allenamenti, al fantastico gruppo e all’espressione di gioco imparata dal proprio Coach.
Semplicemente il Malcantone ha colto l’opportunità di aggiungere anche una “scintilla” che avrebbe avuto il compito di accendere la fiamma al momento giusto.
Ed è così che ha preso vita il "Miracolo", nel momento stesso in cui hanno scelto di credere incondizionatamente uno nell’altro, nelle capacità del gruppo più che del singolo, consci di avere tutto il diritto non solo di giocarsi la finale ma soprattutto di vincerla!
Un insieme di ingredienti che ha generato questo risultato:
·        Gara 1: il Malcantone cede ai rigori dopo una partita giocata alla pari
·        Gara 2: sotto di 4 goal il Malcantone ribalta la situazione e vince per 5 a 4 al over time
·        Gara 3: il Malcantone vince per 6 a 5 ed espugna per la prima volta il Palamondo
·        Gara 4: con un punteggio di 3 a 2 il Malcantone conquista il titolo di Campione Svizzero!
Ecco, questa è la storia di come un sogno è diventato realtà.
Questo è ciò che accade quando si sceglie di dedicare corpo e anima alla realizzazione del proprio obiettivo.
Orgoglioso di aver potuto assistere al miracolo.

(Photobrusca & Luckyvideo)