Sette sconfitte
consecutive e undicesimo posto in classifica che a fine stagione significherebbe
niente preplayoff e campionato finito (non essendoci la relegazione).
Per l’Ambrì non è
certo un bel momento ma il suo presidente Filippo Lombardi non ne fa un dramma.
“Se ci pensiamo bene
la nostra posizione è nella logica delle cose, essendo l’Ambrì la squadra con il
budget più basso della Lega. Questo non significa che si debba sempre arrivare
ultimi ma se ci aggiungiamo gli infortuni e le due quarantene, ecco spiegate le
difficoltà attuali della squadra”.
Alcuni tifosi
però sono piuttosto delusi.
“Sì lo so e li
capisco, ma ho sentito anche qualcuno dire che si tratta del peggior Ambrì di
sempre. Credo che qualcuno abbia la memoria corta e si dimentichi i tempi delle
13 sconfitte consecutive e la valigia lanciata in pista. C’è soprattutto una
grande differenza rispetto a quel periodo”.
Quale presidente?
“La differenza è
che adesso esistono un progetto e una strategia: l’Ambrì sopravviverà a questo
momento complicato e lo farà con le persone che hanno guidato la squadra in
questi ultimi quattro anni, ossia Cereda e Duca. Il pubblico dovrebbe pensare
piuttosto che questo momento dal loro punto di vista potrebbe essere visto in
chiave positiva”.
In che senso?
“Nel senso che l’Ambrì
senza la spinta del proprio pubblico viene molto penalizzata. Con la guida e il
gioco di Cereda, la presenza del tifo in pista è fondamentale. Penso che siamo
la squadra più punita di tutti per il fatto di non avere il pubblico”.
Ieri però è
apparsa una bellissima coreografia in curva.
“La dirigenza, lo
staff e giocatori abbiamo tutti apprezzato questo bellissimo gesto da parte della
nostra curva. È davvero un bel segnale di affetto e vicinanza: sapevamo che lo
stavano preparando ma è arrivato prima di quanto ci aspettassimo”.
Presidente, però
è peccato lasciare la Valascia senza pubblico e forse senza (pre)playoff. Non crede?
“Per il momento
non riteniamo ancora persi i preplayoff e sono certo che la squadra farà
comunque di tutto per raggiungerli. Lasciare la Valascia mette a tutti una
grande tristezza nel cuore, non è assolutamente piacevole, ma come ormai tutti
sanno non c’erano alternative”.
Cereda dopo la
partita di Friborgo ha parlato di identità che la squadra deve ritrovare. Cosa
significa identità per Lei?
“L’identità è
quella cosa che ci caratterizza da sempre e che ci fa essere un club
particolare: un outsider o un underdog come vengono chiamati quelli come noi,
che nonostante i mezzi limitati fanno di tutto per competere contro avversari
più attrezzati. Questo rispetto che ci viene riservato da parte di tutti deve
ovviamente tradursi con un grande impegno e determinazione in pista, cose che
forse l’allenatore in questo ultimo periodo ha visto un po’ scemare. Ma come ho
detto ci sono delle giustificazioni, come l’assenza di pubblico e il Covid che
ha contagiato 18 elementi della squadra. Chi ha fatto il Covid come me sa cosa
significa”.