Qatar 2022
Fernando Santos l'ingegnere e Tite il professore
Il portoghese e il brasiliano sono due allenatori speciali
Pubblicato il 29.11.2022 07:30
di Angelo Lungo
Il terzo millennio è l'epoca delle immagini. Tutto è mostrato. Tutto deve apparire. È un movimento continuo e incessante. È una forma che non ha nessuna ambizione estetica. Si vuole solo proporre. Nessun significato da veicolare. Nessun pensiero da comunicare. È l'esibizione dell'Io narcisistico e non del Sé interiore.
Il calcio non sfugge a questa tendenza: una dittatura salda e potente.
Eppure ci sono dei personaggi che vanno trovati e diventano testimonianza. Rappresentano un'alternativa, sono dei rivoluzionari perché normali.
Fernando Manuel Fernandes da Costa Santos è meglio noto come Fernando Santos, allena il Portogallo. È un Ingegnere elettronico. L'ingegnere è un costruttore. Vive di pratica . Deve fare calcoli precisi. Rappresenta la stabilità. La creatività è secondaria. Conta il progetto e il protocollo.
In panchina lo si vede con uno sguardo melanconico. Passeggia con le mani in tasca. Vestito di nero. Il segno di una timida ribellione esistenziale è accennato dalla cravatta leggermente slacciata e da un filo di barba. Quando non è convinto inclina la testa, la punta sul terreno. Non centra nulla con la frenesia e la superficialità degli anni correnti. Non è alla ricerca dei massimi sistemi. Ritiene il football un gioco semplice. Per lui è precipuo lo spirito di gruppo: l'amalgama, quando la squadra agisce come un corpo unico, solidale e disposta al sacrificio. È un credente. La famiglia, i libri e l'amicizia danno la rotta al suo incedere. Non ride e non mette pressione.
Ma non è né triste, né solitario, né finale.
Adenor Leonardo Bacchi detto Tite è il tecnico del Brasile. È laureato in scienze Motorie all'Università Cattolica Pontificia di Campinas, lo chiamano il professore. Il professore fa lezione. Deve trasferire le sue conoscenze. È solo, la classe lo osserva e possibilmente lo ascolta. Vive di parole. È legittimato quando è autorevole e non autoritario. Tite la partita non la giudica, la osserva. Sembra riflettere assiduamente e senza sosta. Guidare il Brasile è semplice e complicato. I calciatori sono tecnici, capaci di controllare il pallone e di cercare il compagno. Sono dotati di fantasia e genialità, Hanno bisogno di organizzazione tattica. Il brasiliano è sempre in piedi. Veste di nero, camicia slacciata. Un dito destro accarezza il mento, ricorda la famosa scultura di Rodin: Il pensatore. Lo sguardo è profondo è penetrante. Lo considerano un comunista. Lui ha replicato che sta con il popolo, ma si ritiene un umanista: è interessato alla conoscenza dell'anima, quindi allo spirito e non alla materia.
Tenta di scorgere il sol dell'avvenire per la sua Patria e forse per Sé.