CALCIO: IL DERBY VINTO DALL'INTER, CARATTERIZZATO DAGLI ASSEMBRAMENTI DEI TIFOSI
Inter più forte, tifoserie da condannare
Prima del derby i tifosi delle due squadre si sono ritrovate in massa davanti allo stadio
Pubblicato il 22.02.2021 09:09
di Silvano Pulga
Il derby della Madonnina di ieri ha stabilito, pensiamo definitivamente, le gerarchie di questa stagione. L’Inter di Conte, che sembra aver risolto alcune delle problematiche tattiche emerse negli ultimi mesi, è lanciata verso una scudetto che, ormai, può perdere solo lei. Certo, sarà una scudetto con l’asterisco, viste le problematiche dettate dal Coronavirus: ma per l’Albo d’Oro, in fondo, questo particolare è secondario. Intendiamoci: non si vuol dare all’impresa dei nerazzurri un significato diminutivo, tutt’altro. Anche gli ambrosiani, infatti, si sono dovuti confrontare con le medesime problematiche delle altre squadre. Semplicemente, si tratta di un torneo differente dagli altri che lo hanno preceduto. E questo pensiamo sia oggettivo.
L’assenza del pubblico, per esempio. C’è chi dice che alcune squadre abbiamo giocato meglio proprio per questo motivo; altri, invece, sostengono il contrario. Sicuramente, nei milioni di tabellini disponibili delle partite di calcio giocate nella storia, non troverete mai gli spettatori nell’elenco dei marcatori: tuttavia è indubbio che il supporto dei tifosi abbia un peso non indifferente, soprattutto a livello psicologico. Parlate con un calciatore che possa vantare esperienze di livello elevato, di oggi o del passato, e fatevi raccontare cosa significhi entrare in un catino dove sono radunate decine di migliaia di persone urlanti e colorate. Se ci siamo emozionati centinaia di volte noi, dagli spalti o dalla tribuna stampa, figuriamoci un giocatore. Questo per dire che i supporters sicuramente non segnano: ma definirli, a volte, il dodicesimo giocatore in campo, non è del tutto sbagliato.
Per questo motivo, nell’impossibilità di entrare allo stadio, ieri pomeriggio, prima della partita, i tifosi più caldi delle due squadre meneghine hanno voluto accogliere i propri beniamini con cori e striscioni. La giornata non è stata esente da tensioni, con scontri evitati dalle Forze dell’Ordine, intervenute in assetto da ordine pubblico, e polemiche per il mancato rispetto delle regole di prevenzione rispetto a una pandemia che, anche e soprattutto in questa parte della Penisola, continua a mietere vittime.
Lo confessiamo: per motivi anche e soprattutto professionali, (visto che il giornalismo sportivo non è la nostra attività lavorativa principale) non abbiamo mai subìto il fascino degli ultras. Da frequentatori assidui degli stadi, abbiamo cantato qualche coro (perché alcuni sono decisamente azzeccati) e ammirato coreografie colorate e fantasiose. Abbiamo sempre letto con attenzione le critiche alle modifiche di legge, a volte attente e non banali. Abbiamo salutato con favore tante iniziative di solidarietà. Però abbiamo preso anche atto, più volte, dei deceduti negli scontri, delle inchieste (non solo giornalistiche) che parlavano di contatti con frange politiche estremiste o, peggio ancora, con la criminalità organizzata. Abbiamo ascoltato i racconti degli addetti alle aree di servizio autostradali prese d’assalto e spogliate dei beni esposti: per il codice penale di tutti i Paesi di diritto positivo questo è furto e violenza privata, e nulla hanno, queste “imprese”, a che vedere con la tanto sbandierata “mentalità ultras”: e nessuna tifoseria ne è esente.
Ecco, ieri è stata data un’altra dimostrazione di follia. Tra quelle migliaia di persone ce ne saranno sicuramente parecchie che, da questa pandemia, hanno subito lutti e danni economici. Magari, negli scorsi mesi hanno tuonato dalle pagine social contro il Governo che non mandava ristori, per i figli a casa da scuola, o hanno pianto qualche parente deceduto. Quasi sicuramente, tra qualche giorno, qualcuno di loro dovrà fare i conti con un tampone positivo. Senza dimenticare che è ormai quasi certo che la prima ondata, a Milano, fu spinta (e parecchio) dalla partita Atalanta-Valencia, quando tanti tifosi ignari portarono nella metropoli lombarda il virus. Evidentemente, la lezione non è stata appresa.