Non si pensi che questo NeuroMondiale sia solo un pretesto
sociale per amare o litigare. Abbiamo riportato sì le festose esibizioni dentro
e fuori dal campo, con incroci spericolati di anime e cuori. Ma ora sarà il
raziocino a prendere la scena e con i quarti di finale all’orizzonte è tornata,
o rinata, una serietà di intenti che fa capire quanto sia importante il titolo
in palio.
Ieri c’è stata la cerimonia di presentazione del trofeo, lo
Stivale d’Oro (però è di latta gialla, seppur lucente), con una parata
oceanica, seppure tenendo conto delle teorie sulla relatività delle cose. I
campioni del passato hanno sfilato, chi in carrozzina, chi a passo svelto. Più
alcune ceneri prelevate dal cimitero e che hanno suscitato una certa
commozione.
Il discorso ufficiale è stato affidato al Gabriel Cerruti,
un’ala sinistra che giunse da Neuquen nel 1923 per lavorare in cava e ancora
non sapeva di diventare un grande del calcio.
“Arrivai con le pezze al culo, cari ragazzi, altro che
smartphone per rivedere le tattiche. Andai in campo una domenica di marzo, per
scacciare le malinconie, e realizzai quattro gol, dieci gomitate e un calcio a
una mucca che non voleva uscire. Non avevamo le maglie, noi giocammo a torso
nudo con una sciarpa rossa come a San Firmin. Per dire che le vie del calcio
sono infinite, ma così avventurose che vorrei giocare ancora adesso”.
Un discorso trascinante che ha spinto tutti a trovare un
posto in squadra al Cerruti. Si vedrà da domani.
Nello Stivale d’Oro ci starà comodo un decalitro di
qualunque liquido, ma fino al 18 dicembre dopo la finale, rimarrà illibato
nella teca dei liquori di Ca’ dal Geni.
Il piccolo infante, che viene sempre chiamato a dire
qualcosa, neanche fosse un buddha, ha dichiarato che “Possano le stelle
illuminare il gioco e le menti, spesso così affrante da dispiaceri e
tristezze…”, subito interrotto da grida di protesta per il pessimismo quasi
clericale contenuto nel verbo.
La sera è scesa in un silenzio spettrale, con i fantasmi
dell’impegno e della vittoria ad agitare i sogni di tutti, come nelle attese di
ogni grande evento della storia. Spira aria di imprese e perfino il sesso e il
cibo hanno subito contraccolpi non da poco. Potrebbe mettersi male, con questa
tensione trattenuta da una moltitudine calata nell’agonismo da dentro o fuori,
nel senso del calcio. “Ma aleggia una coscienza nuova”, ha esclamato il
Secretario, anche se qualcuno ha consultato il vocabolario per capire meglio.
Ieri
Cerimonia di presentazione dello Stivale
Oggi
Quarto di finale
Campì - Vign