CALCIO
In città c'è il porta a porta
Parla Otto Stephani, una vita per il Chiasso: la speranza è l'ultima a morire
Pubblicato il 06.12.2022 11:00
di Enrico Lafranchi
È una vita che Otto Stephani sta dedicando al Chiasso. Glielo facciamo notare a quattr’occhi: “Si può dire così” – ci risponde con un sorriso. Cerchiamo allora di rileggere insieme, velocemente, una storia bella e romantica, oggi offuscata purtroppo da un capitolo doloroso, fors’anche disperato: “Non ci metterei aggettivi così drastici, diciamo che è un momento difficile quello che attraversiamo. Diamo tempo al tempo, vediamo che cosa deciderà il Pretore”.
La speranza è concreta o esile? “È sempre l’ultima a morire, anche se un leitmotiv recita che si muore cantando (come nella canzone di Marcella Bella…, ndr)”. Rimane appesa a un filo (la speranza): “Il revisore ha consegnato in Pretura i libri contabili, lasciamo che le cose si sviluppino passo dopo passo”.
Alla riunione straordinaria degli azionisti è trapelato che sia stato proprio il signor Otto a prendere in mano la situazione: “Non è esattamente andata così, sono stato nominato soltanto per condurre l’assemblea. Un’assemblea – tengo a precisarlo – molto positiva. Peccato che sia venuto a mancare l’attore principale, l’amministratore unico Miozzari le cui dimissioni non sono state accettate per una questione burocratica. Nel senso che Miozzari è l’unico ad avere una firma valida. Secondo me avrà sicuramente fatto le sue considerazioni anche a livello umano. Adesso come adesso non gli si può rimproverare niente. I soldi che sono stati promessi non sono arrivati! Bisogna capirlo”.
Un cuore che pulsa incessantemente ‘rossoblù’ quello di Stephani: “Per tutto il lavoro che è stato fatto, per tutte le ore che abbiamo dedicato ai giovani in questo stadio il Chiasso deve continuare a vivere”. A prescindere dal fatto che la Sezione Allievi, che lui stesso ha contribuito negli anni a potenziare e dirigere, proseguirà per la sua strada: “È molto importante, direi fondamentale”.
Gli parliamo mentre i rossoblù sul campo ci stanno mettendo un grande piglio: “La squadra sta facendo ottimamente il suo dovere. Sono tutti ragazzi sotto i 22 anni, il loro atteggiamento è encomiabile”.
Sarebbe bello se i tifosi non si escludessero così numerosi dal Riva IV: “Non conosco il motivo di questa disaffezione (150 spettatori con l’entrata gratuita, ndr), so però che c’è tanta gente che ama il Chiasso. Non solo noi momò, anche sulla fascia di frontiera ne parlano con riguardo e considerazione. In tanti si ricordano ancora della gesta del Comacini, dietro c’è tutta una storia iniziata con il derby… Milan-Inter (!). Ci sono aneddoti imperdibili (il Chiasso che va a disputare il campionato italiano, ndr). Se penso ai ‘personaggi’ che sono passati qui, dal dottor Foni poi diventato allenatore della Svizzera a Ferdinand che si è guadagnato fama di scrittore in Germania, a Otto Luttrop, che è un po’ la storia del calcio ticinese, mi viene la pelle d’oca! Senza dimenticare i ‘nostrani’, a cominciare dai grandissimi Puci Riva e Cecchino Chiesa, i fratelli Presig, i Lubrini, mio fratello Rolf… Potrei raccontarne di cose e farne ancora molti di nomi che contano. Anche di ragazzini in gamba, ne sono sempre arrivati in prima squadra, il vivaio è il nostro fiore all’occhiello”. Oggi però la situazione sembrerebbe diversa. Come mai?
Ai giovani è venuta meno la passione per il calcio, o prediligono altri sport? 
“A parte le molteplici discipline sportive che si possono praticare oggi, di società calcistiche nel Mendrisiotto ce ne sono tantissime. Abbiamo Balerna, Castello, Morbio, Novazzano in seconda divisione, una mezza dozzina che gioca in Terza, il Mendrisio in Prima Lega. Siamo in un fazzolettino, come si fa a portare alla ribalta tutti gli anni almeno cinque o sei giocatori titolari? Non è semplice, oltretutto parliamo di società organizzate molto bene”.
Insomma, troppe squadre: la migliore cosa da fare qual è? 
“Sarebbe ideale creare un’aggregazione delle società alfine di lavorare tutte con lo stesso intento. Allestire ad esempio una bella squadra di Allievi A del Mendrisiotto”.
Un sogno, oggi? 
“Non dico che sia impossibile ma è difficile da attuare. È brutto dirlo, siamo ancora ancorati a principi campanilistici. A sud del ponte diga manca addirittura un campo in sintetico (siamo nel 2022!). E, tanto per dirne un’altra, quest’anno con la calura di quest’estate a Chiasso non avevamo campi per fare giostrare 300 ragazzi…”.
Terreni ‘cementati’ nei mesi estivi, ‘pantanosi’ o ghiacciati d’inverno (a rischio incolumità!). Una bella gatta da pelare: 
“Nella brutta stagione ci arrabattiamo sui campi di sabbia al Crocione (opportuna la segnalazione di Stephani che con evidente rammarico e dispiacere denuncia una situazione per davvero imbarazzante soprattutto là dove ci sono di mezzo ragazzini entusiasti nel dare calci al pallone, ndr)".
Torniamo al FC Chiasso: uscire dal tunnel perlomeno a livello giovanile è fattibile? 
“Questo è sicuro. Dietro c’è un’Associazione, se la SA non ci sarà più l’Associazione FC Chiasso con alla presidenza l’avvocato Marco Armati troverà delle soluzioni adeguate”.
Considera una ‘macchia’ il precetto esecutivo del Municipio? 
Esita un attimo… “No, non la si può considerare una macchia. È una conseguenza, un modo di procedere giusto verso le altre società: l’hockey, il tennis pagano un affitto, perché non dovrebbe fare altrettanto una SA?  L’unico appunto che si può fare al Comune è che forse poteva intervenire un po’ prima”.
Fra i tanti nomi che ha citato ne manca uno che riteniamo importante: quello di Nicola: Come è andata con Bignotti? 
“Ho collaborato diversi anni con lui, l’ho visto lavorare con tenacia e determinazione per il nostro Chiasso. Non si può mettere in croce Bignotti (qualcuno l’ha fatto, ndr), è l’unica persona che conosciamo, l’unico che ha sempre messo la faccia. Con un presidente alla testa del club, Nicola sarebbe magari stato una figura di secondo piano. Serio, grande lavoratore, forse ha sbagliato ad accaparrarsi troppe responsabilità” (da DS a DG ad Amministratore unico, ndr). Impegno e tempo ce li ha comunque sempre messi”. 
Intanto in città si sta facendo il “porta a porta” per raccogliere fondi per il Chiasso. Siamo vicini a Natale. Ha ragione Otto: la speranza è l’ultima a morire. Forza Chiasso!