QATAR 2022
Ora servono riflessione e pacatezza
La brutta sconfitta della Svizzera deve indurre a una profonda analisi
Pubblicato il 07.12.2022 08:53
di Silvano Pulga
Lo sport, e non solo il calcio, sono fatti anche di passaggi epocali, normalmente scanditi da grandi vittorie o, perimenti, sconfitte. In questo, se vogliamo, questo fatto umano (perché tale è l’avvenimento sportivo) sa essere metafora della vita dell’uomo stesso, inteso come comunità e come singolo. Ecco, al fischio finale di Portogallo-Svizzera, da molti vissuto come una liberazione, si è avuta proprio la sensazione del momento importante e memorabile: perché una disfatta di questa portata, e in questo contesto, verrà ricordata a lungo. 
Fatta questa doverosa premessa, ora però serve tirare fuori tutto quanto fa parte del bagaglio tradizionale elvetico di fronte, appunto, ai fatti della vita: concretezza, pragmatismo, e poco spazio lasciato alle emozioni e all’istinto. Ieri sera, a pochi minuti dalla fine della partita, sui social abbiamo letto di tutto, e ci sta. Abbiamo dato un’occhiata ai principali giornali e siti, e visto e ascoltato le reazioni a caldo di inviati e commentatori. Ora, però, tenuto anche conto che, per diverso tempo, la Nati non scenderà più in campo, servoniranno soprattutto riflessione e pacatezza. 
Il primo pensiero è che la squadra, che aveva fatto bene nel girone, non può essersi trasformata nel brutto anatroccolo qualche giorno dopo. Non pensiamo che la soluzione sia fare piazza pulita, come invocato da molti: questa gestione aveva fatto bene, sinora, e il fatto che in pochi giorni sia passata dal suo punto più alto a quello più basso dovrà, appunto, essere oggetto di un’analisi a freddo, senza abbandonarsi, ora, a reazioni istintive. Guai, a nostro parere, se si pensasse che il Portogallo ha fatto precipitare la Svizzera al secolo scorso. 
Fatta questa riflessione, tuttavia, va detto che il cambio di schemi, che Yakin, ieri sera, ha addebitato all’assenza di Widmer, è stato un azzardo pagato carissimo. Certo, il terzino ex Basilea è giocatore esperto. Però, essere venuti in Qatar senza un’alternativa (Kevin Mbabu, magari) è stato, probabilmente, un errore. Si dirà che il tornante destro ex Young Boys al Fulham sta giocando poco: ma, in fondo, è la realtà anche di altri giocatori elvetici, che militano in squadre impegnate nei campionati europei di vertice. 
Al di là degli aspetti tattici, però, è stato l’atteggiamento a far pensare. I portoghesi, che pure erano scesi in campo con il giusto rispetto per i rossocrociati, c’hanno messo pochi minuti a rendersi conto che, davanti a Sommer, ieri sera ballavano dei fantasmi. Ecco, questo è stato l’aspetto che più ci ha stupito e deluso: perché, dal punto di vista mentale, ci si aspettava la stessa Svizzera vista lo scorso anno agli Europei contro la Francia, o anche solo quella scesa in campo contro la Serbia pochi giorni fa. Al contrario, i giocatori elvetici sembravano aver finito la benzina dal punto di vista mentale, e questo è un aspetto che non può essere messo da parte. Ecco, soprattutto da questo punto di vista Pier Tami e tutto lo staff dovranno lavorare parecchio: il gruppo è crollato miseramente davanti all’occasione che aveva di poter scrivere una pagina di storia. Molli, vuoti: inconcepibile per una partita dove concentrazioni e motivazione dovevano essere massime. 
Intendiamoci: il Portogallo visto ieri sera sarebbe stato difficilmente battibile da chiunque. E non è stato un caso che moti commentatori di oltre confine, ieri sera, abbiano voluto rimarcare il fatto che, per gli Azzurri, essere rimasti a casa sia stato un bene, in questo momento. Ora, però, da questa parte della frontiera, servirà fare una riflessione profonda, che salvi tutto il buono sinora fatto, ma che vada ad analizzare cos’è accaduto. Perché disfatte come questa sono in grado d’incidere profondamente, ed essere uno spartiacque per il futuro. Bisognerà capire cos’è successo e, soprattutto, chi, tra i protagonisti, si porterà dietro una macchia indelebile. Perché, se così fosse, con quel qualcuno bisognerà salutarsi. 
In definitiva, dopo le invettive, le scuse, le lacrime, tra qualche giorno sarà il momento del riepilogo e dell’analisi. C’è tempo, in fondo: e questa è l’unica buona notizia.