Sulla carta il Campì era favorito, ma
il Vign poteva contare sull’imprevedibilità e i pronostici non davano quote molto
diverse alle due compagini. Il campo è stato impietoso e il Campì ha travolto per
6-1 il malcapitato e sgomento rivale.
Per questo quarto di finale il Vign ha
perfino ingaggiato un allenatore di ottime referenze, il notissimo Borgia
Milutinovicchio, che di Mondiali ne ha vissuti almeno una trentina, con le più svariate
compagini (raggiunse la semifinale nel 1738 con il Caponele, persa ai rigori contro la corazzata del
Greenwich Meridians). Il Campì invece ha deciso di rinunciare al bomber Vezio,
impegnato in un orgoglioso tramonto, e ha schierato una squadra di ragazzini.
Disorientatissimo, Milutinovicchio ha messo giù al volo una difesa a tre con un paio di esterni che del
ruolo conoscevano vaghe regole, tipo l’attenzione a non uscire dalla linea laterale, ma
ignari che il campo a un certo punto finisse. Centrocampo interrato dallo sconcerto,
attacco in retromarcia.
Il Campì ha imperversato fin dal primo
minuto, andando in gol come alla prima comunione, con gaiezza e fiducia
dell’avvenire. Nel finale, il Vign ha difeso l’immenso svantaggio con le unghie e con i denti.
Una partita sconcertante, arbitrata
impeccabilmente dal rinato Amado, che i ragazzini hanno disputato in totale autogestione,
di fronte a un avversario talmente militarizzato dalle direttive del vate da rimanere
impalato, con tanti pupazzi a fare la guardia al nulla, direbbe Buzzati.
Per completare il dispendio economico,
il ritorno al quartiere in aeroplano (doveva essere la punta di diamante delle
strategie dirigenziali, con un costo abnorme) è ancora in corso perché ad attendere i reprobi
c’è una folla indignata, con forconi e cucù a orolegeria. A quanto dicono,
Milutinovicchio si è paracaduto proditoriamente in una parte sconosciuta dell’Amazzonia.
Ieri
Campì – Vign
Oggi
Recupero e ricreazione