Per
la Fifa, da un punto di vista economico, il Mondiale è stato un
autentico successo. Guida la macchina commerciale un italiano: Romy
Gai, in passato dirigente in orbita Juve e dai solidi contatti con il
mondo arabo. Il dirigente è riuscito a fare entrare nelle casse la
cifra di 7,5 miliardi di dollari.
Al
“Corriere della Sera” ha rilasciato alcune dichiarazioni.
L'utilizzo
dei soldi: “La Fifa è un'azienda no profit. I ricavi che
inseguiamo sono per il beneficio del sistema calcistico: circa il 75%
delle federazioni si sostiene grazie ai fondi erogati. Un miliardo e
mezzo di questi fondi andrà allo sviluppo nelle aree più disagiate:
lavorare per il bene del calcio è un concetto che ci deve guidare
ogni giorno”.
La
svolta del Qatar che ha speso 300 miliardi: “Per loro è stata
un'opportunità di realizzare in pochi anni quello che avrebbero
potuto fare in tempi molto più lunghi, a livello economico ma anche
sociale: il Qatar era un punto di passaggio, ora vuole diventare una
destinazione e un punto di incontro”.
Un
evento politicizzato e connotato da divieti: “Credo che il
rispetto di una regola sia un valore aggiunto anche per chi ha un
approccio commerciale e aggiungo che la Fifa si confronta di continuo
con le persone. Includiamo e non escludiamo. Gli arabi sono
consapevoli delle loro ambizioni e dei loro limiti. Abbiamo
un'affinità culturale con loro. Credo che apprezzeremo questa
esperienza più avanti. E rimarrà un bel ricordo”.
Sul
prossimo Mondiale che si terrà tra Usa, Canada e Messico:
“Ovvero il mercato più competitivo e competente. Tutto sarà
gestito dalla Fifa e non dal Paese ospitante. Ci consentirà di
controllare meglio alcuni aspetti, per essere più efficienti nel
preparare il più grande spettacolo della Terra. Stiamo battendo ogni
record di ascolti tv e siamo in linea con l'obiettivo di 5 miliardi
di telespettatori”.