Dusko Ivanovic è stato assoluto protagonista come giocatore della Jugoplastika di Spalato, squadra che dominò in Europa ai tempi di Kucoc, Radja e compagnia bella. Lui era il leader assoluto e in un percorso logico divenne allenatore, iniziando in Svizzera a Friburgo e vincendo tutto quanto c’era da vincere. La federazione pescò il jolly affidandogli la squadra nazionale dove mi chiese di fargli da assistente e così pescai il jolly anch’io in quanto ebbi l’opportunità di condividere con lui e con un gruppo di ragazzi ai quali diede una dimensione e una mentalità internazionale di alto livello.
Un periodo eccezionale! Per lui si aprì velocemente la strada dei grandi club europei: da Limoges (Francia) a Vitoria (Spagna) a Barcelona. Quando era a Limoges riuscì a continuare ad allenare la nostra nazionale, poi dalla Spagna non riusciva più, mi propose come allenatore capo e venni nominato in quel ruolo dove ebbi la fortuna di raccogliere i frutti della sua semina grazie anche a giocatori fortissimi come Mrazek, Koller, Valis, Polite, a un giovanissimo Dusan Mladjan e ad altri validi giovani. Vissi quattro stagioni sopra le righe di grande basket.
Dusko era noto per la sua maniacale cura dei dettagli e alla sua capacità di motivare le squadre a lavorare molto duramente sia fisicamente che mentalmente. Tutto questo lo sta confermando proprio in questo periodi: la Stella Rossa di Belgrado, che era ultima in Eurolega ed arrancava nella Lega Adriatica, chiama Dusko. Lui si presenta e il primo allenamento dura ben 6 ore e mezza. Rivolta la squadra come un calzino e cambia tutto. Risultato: 5 vittorie di seguito in Eurolega e imbattuto anche in Lega Adriatica. Un personaggio dal carisma incredibile, che si ispira al grande Aza Nikolic, indimenticato coach di Varese, e che fa affermazioni del tipo “la fatica non esiste” e altre amenità del genere. Severo ed esigente ma l’ho visto raramente alzare la voce. Severo soprattutto verso sè stesso, grande lavoratore. Preparava allenamenti e partite in modo maniacale: ricordo che mi mandava a spiare gli allenamenti degli avversari: a Friburgo una volta mi dovetti travestire da inserviente, a Nyon in pieno inverno all’esterno all’oscuro dove da dentro non potevano vedermi, e in altre situazioni strane.
L’altra sera ha vinto in Eurolega il derby con il Partizan, all’overtime con tripla di Nedovic all’ultimo secondo in una bolgia infernale per uno spettacolo di intensità e qualità con una squadra dove è arrivato da due settimane ma che gioca a memoria con meccanismi perfetti sia difensivi che offensivi. Un’ultima perla? In una partita di Lega Adriatica della scorsa settimana vinceva di 41 a 10 minuti dalla fine. Poi il finale ha segnato un +31. Normale? Non per Dusko che li ha convocati l’indomani alle 6 di mattina per analizzare a video i motivi del leggero cedimento finale!
Un grande personaggio che sa come fare per ottenere il massimo dalle squadre che allena! Bentornato!
Un periodo eccezionale! Per lui si aprì velocemente la strada dei grandi club europei: da Limoges (Francia) a Vitoria (Spagna) a Barcelona. Quando era a Limoges riuscì a continuare ad allenare la nostra nazionale, poi dalla Spagna non riusciva più, mi propose come allenatore capo e venni nominato in quel ruolo dove ebbi la fortuna di raccogliere i frutti della sua semina grazie anche a giocatori fortissimi come Mrazek, Koller, Valis, Polite, a un giovanissimo Dusan Mladjan e ad altri validi giovani. Vissi quattro stagioni sopra le righe di grande basket.
Dusko era noto per la sua maniacale cura dei dettagli e alla sua capacità di motivare le squadre a lavorare molto duramente sia fisicamente che mentalmente. Tutto questo lo sta confermando proprio in questo periodi: la Stella Rossa di Belgrado, che era ultima in Eurolega ed arrancava nella Lega Adriatica, chiama Dusko. Lui si presenta e il primo allenamento dura ben 6 ore e mezza. Rivolta la squadra come un calzino e cambia tutto. Risultato: 5 vittorie di seguito in Eurolega e imbattuto anche in Lega Adriatica. Un personaggio dal carisma incredibile, che si ispira al grande Aza Nikolic, indimenticato coach di Varese, e che fa affermazioni del tipo “la fatica non esiste” e altre amenità del genere. Severo ed esigente ma l’ho visto raramente alzare la voce. Severo soprattutto verso sè stesso, grande lavoratore. Preparava allenamenti e partite in modo maniacale: ricordo che mi mandava a spiare gli allenamenti degli avversari: a Friburgo una volta mi dovetti travestire da inserviente, a Nyon in pieno inverno all’esterno all’oscuro dove da dentro non potevano vedermi, e in altre situazioni strane.
L’altra sera ha vinto in Eurolega il derby con il Partizan, all’overtime con tripla di Nedovic all’ultimo secondo in una bolgia infernale per uno spettacolo di intensità e qualità con una squadra dove è arrivato da due settimane ma che gioca a memoria con meccanismi perfetti sia difensivi che offensivi. Un’ultima perla? In una partita di Lega Adriatica della scorsa settimana vinceva di 41 a 10 minuti dalla fine. Poi il finale ha segnato un +31. Normale? Non per Dusko che li ha convocati l’indomani alle 6 di mattina per analizzare a video i motivi del leggero cedimento finale!
Un grande personaggio che sa come fare per ottenere il massimo dalle squadre che allena! Bentornato!