HOCKEY: CHIACCHIERATA CON LUCA CEREDA DOPO IL RITORNO ALLA VITTORIA DEL SUO AMBRÌ
"Importante ricordarsi della nostra identità"
L'allenatore dell'Ambrì a 360 gradi dopo l'importante vittoria di Zurigo
Pubblicato il 23.02.2021 11:12
di Luca Sciarini
Tornare alla vittoria dopo sette sconfitte consecutive deve lasciare un sapore dolce in bocca.
Si respira meglio, si avverte il pericolo scampato, quello di una spirale negativa che si era ormai innescata e che poteva benissimo sfociare nella parola crisi che fa così tanta paura.
Invece se si vince e convince, soprattutto in una pista come quella di Zurigo, ecco che il pieno di fiducia è fatto. E si può ripartire per nuovi orizzonti.
Anche Luca Cereda, il pragmatismo fatto persona, riconosce il valore di questo successo.
“Sono contento per i ragazzi che già contro il Berna avevano dimostrato di essere in crescita. Quando si perdono sette partite viene meno il coraggio e la fiducia, non si fanno più certe giocate e il disco inizia a scottare. Il risultato aiuta senza dubbio a ritrovare la sicurezza nei propri mezzi”.
Dopo questo filotto di sconfitte qualcuno aveva iniziato a dire che ormai gli avversari conoscevano il gioco di Cereda.
“Credo che tutti conoscono tutti nella nostra Lega. A meno che una squadra non arrivi a una partita con un allenatore nuovo, non ci sono possono essere grosse sorprese. Con i video ormai si studiano gli avversari e spesso sono le giocate dei singoli a fare la differenza. Dal punto di vista del gioco non ci sono grandi novità”.
A Zurigo la doppietta di Perlini è quella che ha fatto la differenza.
“Sono contento per il ragazzo, non è stato un periodo semplice per lui. È arrivato in Ticino, ha giocato due gare in tre giorni e poi è stato rinchiuso da solo in albergo per altri dieci giorni. Questa doppietta è la giusta paga per i sacrifici che ha dovuto fare. Metterei però in risalto anche il grande passaggio di Flynn nell’azione del terzo gol. Sono quelle giocate di cui parlavamo prima e che possono cambiare una partita o anche la stagione di un giocatore e della sua squadra”.
Una stagione che per voi resta ancora apertissima, vero?
“Senza dubbio. Noi vogliamo centrare i preplayoff e sappiamo che ci sono due posti per quattro squadre. Credo che fino alla fine sarà una bella lotta visto l’equilibrio che regna in questo momento”.
Domenica Lombardi aveva difeso Lei e Duca e aveva assicurato che il progetto sarebbe andato avanti con le stesse due persone.
“Ho letto l’intervista e le parole del presidente mi hanno fatto molto piacere. Credo che in questi concetti espressi da Lombardi ci sia tutto l’Ambrì, capace di ricompattarsi nei momenti difficili. Sono contento che Lombardi abbia detto che adesso, diversamente dal passato, esistono un’idea e un progetto. Credo che abbia assolutamente ragione. La società arriva da anni molto duri, su tutto il problema legato alla pista, ma grazie dapprima alla volontà di Lombardi e Frigerio e poi di tanti altri, sono riusciti a costruire un nuovo impianto. Una cosa tutt’altro che scontata in una zona come questa”.
È questa la famosa identità su cui Lei ha insistito dopo la sconfitta di Friborgo?
“Assolutamente sì. Ogni club è diverso e bisogna capire a fondo quali sono i valori che ci stanno dietro. Ogni tanto purtroppo lo si dimentica e allora noi siamo qui per ricordarlo. Comunque l’impegno dei giocatori non era mai venuto meno, nemmeno durante quelle partite che erano andate male: arrivavamo da una quarantena che ovviamente aveva pesato sulle gambe”.
Per ricordare questa identità ogni tanto bisogna ricorrere anche a qualche metodo un po’ particolare, vero?
“Non so se sia particolare, però noi siamo rientrati alle 3 del mattino da Friborgo e alle 9 ci siamo ritrovati sul ghiaccio, per preparare la partita della sera contro il Berna ma soprattutto per fare un po’ di chiarezza tra di noi, per avere una discussione “forte”. Ovviamente non tutti i giocatori erano contenti di essere lì a quell’ora e di aver dormito poco ma ogni tanto bisogna far capire al gruppo che ci vuole più volontà e disciplina”.
Queste cose mancano ogni tanto?
“Capita a tutte le squadre in tutti gli sport, non si può sempre essere al massimo. Gli equilibri di uno spogliatoio sono fragili, possono dipendere dalla forma o dall’atteggiamento di uno o due giocatori. Due anni fa ad esempio tutti hanno parlato di Kubalik che avrebbe fatto la differenza: è vero, si tratta di un grande giocatore, ma fu Novotny che cambiò la nostra squadra”.
Cosa ci vorrebbe per evitare questi sbalzi di rendimento e questi periodi altalenanti?
“Ci vogliono sempre delle basi solide su cui aggrapparsi nelle difficoltà: bisogna cercare di andare tutti dalla stessa parte e credere in ciò che si fa. I risultati sono importanti ma non devono essere l’unico parametro con il quale calcolare il lavoro che sta svolgendo una squadra. Bisogna capire il lavoro che si sta facendo a lungo termine, il valore della squadra a disposizione, l’atteggiamento dei giocatori e il loro rapporto con lo staff tecnico. Si dovrebbe fare una valutazione molto più globale”.
Qualcuno ha anche detto che questo è il peggior Ambrì di sempre.
“Chi l’ha detto onestamente capisce poco di sport e del mondo Ambrì. La squadra ci ha sempre messo impegno e attitudine e non ha mai cercato scuse anche nei momenti più difficili”.
Lombardi ha anche detto che la vostra è la squadra più penalizzata dall’assenza di pubblico.
“Credo che le squadre piccole sfruttino molto la spinta del pubblico, è qualcosa che può fare la differenza, che dà forza e coraggio ai giocatori. Permette loro di fare delle giocate che altrimenti non farebbero. In questo senso sono d’accordo con il presidente”.